Estate 2003
Si parte per le vacanze in un altro paese europeo. Il nostro presidente del consiglio – in carica da due anni – ha appena fatto una gaffe tremenda a Strasburgo. Non é la prima. Così un’altra volta l’Europa intera ci guarda con disapprovazione e condanna fortemente questo comportamento assurdo. Un danno all’intera nazione. “Dobbiamo fare delle t-shirt con scritto ’Io non l’ho votato’ in diverse lingue, sennò ci ridono dietro se diciamo che siamo italiani all’estero“ dice il mio compagno. Una bella idea. La vacanza passa, l’estate pure, si ritorna alla quotidianità.
Peggioramenti
Questo governo di destra nel frattempo ci allontana sempre di più da paesi civili, da paesi con responsabilità, da paesi con un’informazione libera. E forse molti italiani lo desiderano. Ma anche il governo nuovo del 2006 – nonostante tante speranze – si piega agli egoismi dei minipartiti e al diktat del vaticano. E così i nostri governi da una parte vengono sempre meno presi sul serio dai partner internazionali e dall’altra non pensano minimamente o seriamente ad adeguarsi agli altri stati membri nella tutela delle persone gay, lesbiche, bisex e transgender. Vogliono tanto sentirsi europei, ma si comportano da estremi provinciali.
Niente miglioramenti
L’accenno di una legge per tutelare le coppie glbt era solo una farsa, forse per catturare qualche voto in più. E chi lo voleva seriamente non aveva il coraggio o la forza. Questo tira e molla e le continue prese in giro sulle ‚leggi individuali’ hanno aumentato spaventosamente il clima omofobo da parte del vaticano, proprio agli estremi. Come se una legge per tutelare una minoranza fosse un’apocalisse. Strano che il 90% dell’Europa non sia ancora sommersa dalle acque del diluvio universale.
Il ritorno
Poche settimane prima del voto nel 2008 ritorna l’idea. ”Questa volta dobbiamo farlo, se rivince“, “Assolutamente“ risponde il mio compagno, pensando agli articoli letti su „Der Spiegel“, che nei primi mesi del 2008 diverse volte ha analizzato criticamente la politica italiana, definendola „L’ora dei clown’ e „L’opera buffa“ – sempre riferendosi ai nostri preziosi politici. Come se non bastasse, in questi anni c’é un forte aumento degli atti omofobi, dal padre che spara al figlio, perché gay e dallo studente che si butta dalla finestra della scuola, perché deriso fortemente dai compagni.
Non posso più assistere passivamente a questi avvenimenti.
Si parte
14.04.2008, nasce il progetto SHIRT ATTACK. Vorrei non solo dare voce ai nostri disagi, ma li vorrei amplificare e condividere con altre persone che la pensano nello stesso modo. Sono stufo di vedere che tanta gente si lamenta e poi fa poco per cambiare o migliorare le cose veramente. Inoltre vorrei aiutare le persone glbt che ancora nel 2008 si nascondono, che vedono nella loro visibilità uno svantaggio sociale, finanziario o di sopravivenza. Proprio questo nascondersi è il nostro grande problema. Chi si nasconde non comunica e non può chiedere diritti, non ha voce, non é niente. Difficilmente un governo farà una legge per gli invisibili.
Comunicazione attiva
SHIRT ATTACK é comunicazione attiva, in modo semplice e diretto. E soprattutto per la quotidianità. È troppo poco se lottiamo per i nostri diritti negati solo alle grandi manifestazioni di protesta o al gay pride. Dobbiamo parlarne anche con la società che ci circonda direttamente, dal collega di lavoro, dal capo, dal vicino di casa, dalla fruttivendola. Solo parlandone chiaramente si può ottenere credibilità e appoggio. Per sviluppare un consenso collettivo ognuno di noi deve dare il suo contributo, anche piccolo. Le t-shirt sono un tipo di comunicazione, uno di tanti.
Sintesi delle t-shirt
Io non l’ho votato
Per quando si va all’estero e ci si vuole differenziare da chi ha votato il nostro governo attuale. Anche per essere presi sul serio e per non essere deriso come popolo sottosviluppato. Utile anche per l’Italia, dove stranamente – se lo si chiede a qualcuno – pare che nessuno abbia votato il governo in carica. “Io non l’ho votato“ si riferisce ovviamente a chi ha vinto, non serve specificarne il nome o i nomi.
Heterofriendly
Stufo di vedere sempre la parola „gayfriendly“ negli hotel e locali, dove non sempre si capisce se questo si limita a una tolleranza per battere cassa, cerco di vedere la ”gentilezza“ dall’altro punto di vista. E poi non é scontato che tutti noi gay tolleriamo gli etero.
Inoltre questo messaggio può anche essere interpretato come una porta che si apre, un avvicinamento. Noi lanciamo il primo sasso (in senso positivo).
We are family 1+2
Le coppie gay e lesbiche sono delle coppie come tutte le altre. Ci uniamo, ci amiamo e formiamo una famiglia. Facciamo parte della società. Questo é un fatto da rispettare. Come tra l’altro sono di rispettare anche le coppie etero senza figli e le madri singole.
Laicità
Lo stato italiano dovrebbe essere laico. Purtroppo i nostri politici hanno troppa paura della forza del vaticano e permettono che uno stato straniero (Stato del Vaticano) ripetutamente possa intervenire nelle decisioni della nostra legislatura. Incredibile da questo punto di vista. Non siamo più liberi. 100% laico = 100% libero.
Omofobia
Diversi sono i fattori che favoriscono gli atti omofobi. La paura del diverso, l’odio verso persone felici, l’ignoranza, l’indifferenza, la non conoscenza di persone glbt, atti violenti accettati – visto che si tratta solo di una minoranza. Bisogna dire NO a tutti gli atti omofobi.
gloBANALization
Molto é stato scritto sulla globalizzazione, sia bene che male. Vedendo alcune multinazionali, alcuni comportamenti sociali sempre più simili, stanno per sparire delle varietà di beni, di servizi e di comportamenti. Il personale ed individuale sparisce e molto diventa uguale, ed infatti banale.
I need a man
Se questa t-shirt la metta una donne, nessuno ci fa caso. Se la mette un uomo, cosa succede?
Waldemar Kerschbaumer, 37, graphic designer a Bolzano e ex-presidente dell’associazione Centaurus – Arcigay di Bolzano, nonché membro del Consiglio Nazionale dell’Arcigay.