È intriso di proibizionismo ideologico il DDL sulla prostituzione approvato oggi dal Governo su proposta del ministro Mara Carfagna. Come al solito, si riduce quasi tutto ad una questione di ordine e decoro pubblico, punendo sia chi si prostituisce, sia i clienti.
Il dramma è che, sia per quanto riguarda la prostituzione maschile, che per buona parte di quella femminile, in molti casi si tratta di persone giovani o giovanissime, costrette alla vendita del proprio corpo perché senza un permesso di soggiorno, ricattatati da spietate organizzazioni criminali e dalle condizioni d’estrema povertà in cui si trovano.
Promuovere la prostituzione al chiuso, lontana dagli sguardi moralistici dei benpensanti, significa spostarla in una rete di case che la criminalità saprà immediatamente organizzare, controllando ancor meglio le proprie vittime: questo può far esultare chi non voleva più il mercimonio dei corpi nelle strade, ma renderà impossibile qualsiasi azione d’aiuto e riscatto da parte delle associazioni di volontariato. Si tratterebbe di un vero disastro anche dal punto della prevenzione dalle malattie sessualmente trasmissibili (MTS).
Solamente con questi annunci repressivi e questo odio nei confronti di chi si prostituisce non si va da nessuna parte. Sarebbero state necessarie misure di ben altro tenore, che da una parte rispondessero alla sicurezza e alla tranquillità delle zone residenziali e, dall’altra permettessero a chi liberamente vuole prostituirsi di farlo contando su tutele e garanzie. Invece ancora una volta si confondono i piani, i problemi, le possibili soluzioni.
Aurelio Mancuso
Presidente nazionale Arcigay