Alberto Villa lascia l’UDC

  

Arcigay: Solidarietà ad Alberto Villa
Il politico genovese si dimette dal Consiglio nazionale UDC e dal partito dopo il coming out

Esprimiamo ad Alberto Villa, ex-consigliere nazionale dell’UDC, che ha oggi deciso di dimettersi da quel partito, vista l’emarginazione subita dopo la dichiarazione pubblica della sua omosessualità, la piu fraterna nostra solidarietà.

Solo in Italia accade che dirigenti politici locali e nazionali, quando finalmente decidono di abbattere il muro dell’ipocrisia rispetto al proprio orientamento sessuale, siano nei fatti costretti a rinunciare ad un impegno politico che per quanto riguardava Villa era assai intenso nella sua città e nella sua regione.

Alberto ha espresso la volontà di impegnarsi nei prossimi mesi nell’organizzazione del Pride nazionale LGBT di Genova previsto nel mese di giugno 2009.

Noi speriamo che questa sua nuova esperienza e la solidarietà della comunità LGBT genovese e italiana riescano a lenire una profonda delusione rispetto ad una politica che nel nostro paese continua a essere distante e discriminatoria nei confronti delle persone LGBT.

L’Italia sarà un paese migliore quando le migliaia di politici omosessuali velati avranno il coraggio di seguire l’esempio di Villa e di rendersi visibili.

Aurelio Mancuso, presidente nazionale Arcigay

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Da Corriere della Sera – 23.10.08 di Erika Dellacasa
Consigliere gay dell’Udc fa outing poi lascia il partito: mi hanno emarginato

A Genova Lettera di Villa a Casini: estromesso perché ho appoggiato il
Gay Pride. La replica dei centristi: non è in linea con noi


GENOVA — «Estromesso e emarginato» dopo aver dichiarato di essere d’accordo sullo svolgimento del Gay Pride a Genova e aver esternato la propria omosessualità: Alberto Villa, 38 anni, ha dato le dimissioni da consigliere nazionale dell’Udc e dal partito.

Lo ha scritto in una lettera a Buttiglione, Casini e Cesa. Villa ricorda il suo lungo impegno: «Ho partecipato alla fondazione del partito, ho collaborato per anni con il segretario regionale Rosario Monteleone e ho sostenuto lealmente la linea di Casini». Ma, scrive, «dopo aver ritenuto di dichiarare con sincerità» di essere «omosessuale, cattolico e moderato», le cose sono cambiate, Villa è stato «emarginato » e oggi non si sente più rappresentato nelle sue posizioni «politiche e ideali».

Tutto è iniziato a settembre quando le diverse organizzazioni gay hanno annunciato di aver scelto Genova come sede della manifestazione nazionale dell’orgoglio omosessuale indicando anche una data, il 13 giugno. Lo stesso giorno della processione del Corpus Domini, una delle ricorrenze religiose più importanti della città. Se davanti al Gay Pride il cardinale di Genova e presidente della Cei Angelo Bagnasco aveva avuto da Gerusalemme parole di cauto equilibrio, riconoscendo «la libertà di manifestare» ma invocando «il rispetto di tutti», per la Curia la data era stata da subito un problema.

E le polemiche sono presto divampate in città. «Ho visto — spiega Villa — reazioni veramente stravaganti anche nel mio partito. Come se a Genova dovessero arrivare orde di pazze seminude con le piume, ho sentito parlare di oscenità e di carnevalate. E ho deciso di intervenire. Che io sia omosessuale ritengo che lo sapessero tutti, ma fino ad allora era un fatto mio. Ho fatto outing per chiedere un dibattito nel partito. Invece ho ricevuto un attacco inaudito dal segretario regionale Monteleone che ha perfino dichiarato di non sapere bene chi fossi: io gli ho organizzato la campagna elettorale ». Monteleone aveva preso subito le distanze dall’appoggio di Villa al Gay Pride: «Parla a titolo personale» aveva chiosato. E ieri, alla notizia dell’abbandono, ha commentato: «Non ho emarginato nessuno e la sua omosessualità non è un problema. Ma ha esposto posizioni sulla famiglia e sui gay in netto contrasto con la linea dell’Udc. Si è isolato da solo».

Villa si aspettava un intervento romano: «Invece, intorno a me si è fatto il vuoto. Sono diventato invisibile. Ci sono dei silenzi molto rumorosi. Mi hanno messo nella condizione di andarmene e allora va bene, me ne vado. Però voglio dire che io sono cattolico, credo nella famiglia, ma penso anche che si possa quanto meno discutere del riconoscimento dei diritti delle coppie — non dico delle famiglie — omosessuali o delle coppie di fatto eterosessuali. Così come avevo chiesto di discutere sul problema dell’adozione da parte dei gay, non dico che sia la cosa giusta da fare ma solo che se ne può parlare. Invece no, nell’Udc non se ne può parlare». Tuttavia Villa misura le parole: «Discriminato no, non lo sono stato: discriminazione è una parola pesante e va usata con cautela. Mi hanno avvolto nel silenzio. Quello che mi è successo è la dimostrazione di quanto fa paura il Gay Pride. E di quanto fa paura spiacere alla Curia».


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