Apple, Google, Levi’s e democratici per i matrimoni gay

  

COSA avreste pensato se, durante il dibattito su Pacs e dintorni, aprendo il giornale aveste letto che la Telecom finanziava la battaglia a favore della libera scelta? Incredibile. Infatti. Eppure a una manciata di ore di volo da qui, alla vigilia delle elezioni più attese, Google, Apple, Levi’s e altri colossi dispensano fior di quattrini per affermare il diritto degli omosessuali a sposarsi.

Lo spunto l’ha fornito il governo della California (uno Stato non proprio marginale) con "Proposition 8", un referendum che il prossimo 4 novembre tenterà di bandire una volta per tutte il matrimonio tra persone dello stesso sesso, legale dallo scorso maggio grazie a una sentenza favorevole della Corte suprema. La sfida democratica si chiama dunque "No on 8", e pesa non poco sugli esiti del braccio di ferro tra Obama e McCain.

Sedotti dalla doppia possibilità di portare avanti i propri ideali e di sfruttare gratuitamente le prime pagine dei giornali di mezzo mondo, i giovani guru fondatori di Google, Larry Page e Sergej Brin, non ci hanno pensato due volte: 140mila dollari a titolo personale all’indirizzo di Equality California, l’organizzazione che guida la battaglia, e un post senza equivoci pubblicato sul blog ufficiale della società: "[…] Noi ci auguriamo che gli elettori della California votino contro la Prop 8, in quanto nessuno deve essere privato del suo diritto fondamentale di sposare la persona che ama, quale sia il suo orientamento sessuale". Un’attitudine liberale suffragata dalla community Gayglers (gay+googlers), directory di Google dedicata ai lavoratori omosessuali.

A seguire, la Apple dello slogan "Think different!" ha contribuito con un assegno di 100mila dollari e alcune righe pubblicate nelle Hot News: "Riteniamo che questa sia una questione di diritti civili piuttosto che solo una questione politica e ci schieriamo pubblicamente contro la Prop 8". L’impresa di Cupertino rivendica il profilo aziendale, sottolineando come sia stata tra le prime aziende californiane a riconoscere ai propri dipendenti omosessuali pari opportunità.

Con un magro contributo di 25mila dollari, si è conquistata un posto al sole anche la Levi’s Strauss, eletta dal periodico PlanetOut come uno dei marchi più apprezzati dalla comunità gay, a pari merito con la stessa Apple. E non mancano, nella lista della campagna "No on 8", tra le più costose della storia americana (41 milioni di dollari già versati), contributi eccellenti: Brad Pitt, Gorge Lucas e l’attore T. R. Knight. Centomila dollari ciascuno. La stessa somma versata dal Partito democratico.

Barack Obama, consapevole che le battaglie civili sono terreni minati – in particolar modo quelle che hanno a che fare con sesso e procreazione – , ha mandato avanti il suo vice. Joe Biden, ospite del programma televisivo Ellen, condotto da Ellen DeGeneres, lesbica dichiarata e sposa recente dell’attrice Portia De Rossi, si è congratulato con lei per poi aggiungere: "Se vivessi in California voterei chiaramente contro la Prop 8".

Vip, colossi aziendali, politici. Il fronte conservatore a favore della "Proposition 8" (Yes on 8, sostenuto dall’associazione ProjectMarriage.com), non nasconde la sua preoccupazione. "La nostra campagna – ha detto il portavoce Chip White – vede la partecipazione di semplici cittadini da ogni angolo della California. Certo è che il potere economico dei nostri avversari rischia di travolgerci". Da qui la chiamata alla militanza del popolo tradizionalista contro "quei perversi" di Hollywood, l’acquisto di spazi televisivi per 12,5 milioni di dollari e la richiesta di contributi ad altri Stati (lo Utah si è dimostrato il più solidale).

Il dibattito attraversa forum e blog specializzati, anche in Italia. Su pandemia.info, per esempio, si discute sull’opportunità o meno che aziende quotate in Borsa entrino a gamba tesa nelle questioni politiche, e se proprio in quanto società private non approfittino di tali occasioni per svolgere mere operazioni di marketing. Qualcuno accenna all’attrazione esercitata dal consumatore omosessuale o single, il cui reddito non è "distratto" da coniugi e figli, altri tengono di poco conto gli eventuali secondi fini, considerando prioritaria la battaglia civile. Tuttavia sembra che la notizia, pur appassionando, non sorprenda il lettore italiano. Che sarebbe invece spiazzato se, aprendo il giornale, leggesse che la Telecom…


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