Il racconto del gigolò dei calciatori

  

Non fa nomi, nemmeno il proprio. Però racconta quello che fa per lavoro, anche con i calciatori. «Importanti, anche di serie A, anche nazionali, anche sposati». E quello che ha fatto qualche volta negli spogliatoi. «Qualcosa più di un bacio». Anche lui gioca a pallone, è un professionista, nell´ex serie C. Ma per arrotondare, fa l´italian gigolò con gli uomini, anzi l´escort, come si dice oggi. L´accompagnatore di serate speciali, a pagamento. «Millecinquecento euro per qualche ora. I calciatori pagano senza fiatare. Li incontro spesso in albergo, la domenica sera, dopo la partita. Nell´unico momento di tranquillità che hanno. Chiedono di rilassarsi. Non hanno problemi a farsi baciare sulla bocca. Però hanno paura di far sapere, anzi sono terrorizzati dall´idea di essere scoperti. Con uno mi sono incontrato al buio, fuori Milano, non so chi fosse. I patti erano che tutto dovesse essere fatto a luci spente».

E´ la testimonianza che Victory ha affidato a La7, in un servizio (andrà in onda questa sera alle 23,55), che si chiede come mai l´omosessualità sia ancora un tabù nel campionato di calcio italiano. E come mai molte società di serie A si siano rifiutate di far intervistare i loro giocatori su questo tema. L´autore dell´intervista è Paolo Colombo, conduttore del programma.

Chi parla ha 25 anni e ha una doppia vita, è fidanzato con una ragazza che non sa, per questo non si vuole fare riconoscere. «Vendo le mie prestazioni a giocatori di squadre importanti, ho circa 30 clienti calciatori, una dozzina di serie A, ce ne sono alcuni, non tanti, che fanno parte della nazionale, e anche sposati. In tre occasioni mi hanno chiesto di far l´amore in gruppo. Con più giocatori della stessa squadra, ma anche con amici di formazioni diverse. E´ solo una questione sessuale, niente parole. Tengono molto alla privacy e hanno una dannata paura di essere scoperti e di scoprirsi. Solo uno ha raccontato di sé, si è lasciato andare. Lo sanno che gioco anch´io, ma non vengo richiesto per questo. Mi chiamano per una questione di delicatezza, preferiscono una cosa soft. Sono più attivi che passivi. Molti di loro sono bisex, hanno bisogno di una facciata rispettabile, magari sono anche sposati. In Italia nessun calciatore del campionato ammetterà mai di essere gay, almeno non ora. Ci sono troppi condizionamenti sociali, e forse è giusto così».

Le modalità non prevedono mai l´abitazione privata. «Gli incontri sono quasi sempre in albergo o casa di amici. Negli hotel la scusa è sempre quella, un documento da ritirare, un autografo da far firmare, e così si riesce a non farsi registrare. Il prezzo dipende dal contesto e dal tempo. Chiedo da 500 a 2.000 euro. Se si tratta di restare tutta la notte, capita di rado, la tariffa sale. Mai avuta una discussione sui soldi, lo capiscono da soli. Come arrivano da me? Tramite il passaparola. Io frequento imprenditori e professionisti, persone che prima di fare questo lavoro non conoscevo. Nella divisione dove gioco io, è capitato che alcuni giocatori si dichiarassero privatamente e di fare sesso nello spogliatoio, correndo il rischio, ma per fare un passo pubblico bisogna avere molto coraggio».

Perché come dice nel servizio Claudio Bellucci, attaccante della Sampdoria: «L´immagine del calciatore è rude. E´ quella di Gattuso e Materazzi. Un calciatore non direbbe mai di essere gay».

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La storia
Fashanu, il suicidio che sconvolse gli inglesi
 
Il passo pubblico, dichiararsi gay, lo fece Justin Fashanu, figlio di un avvocato nigeriano, nato a Londra e adottato da una famiglia inglese quando i suoi genitori divorziarono. Justin dal piccolo Norwich diventò a 20 anni centravanti del Nottingham Forest, primo giocatore nero a raggiungere la quotazione di un milione di sterline. Ma il suo allenatore, Brian Clough, che pure era un uomo di sinistra, e aveva sostenuto la lotta dei minatori contro la Thatcher, lo rivendette alla squadra rivale della città, il Notts County, per un prezzo stracciato, 150.000 sterline.

Fu l´inizio della caduta. Prima c´era stato il disprezzo di Clough: «Perché continui a frequentare quei fottuti locali per froci?». Fashanu decise di vendere al tabloid "The Sun" per 100.000 sterline l´esclusiva della sua confessione. L´articolo uscì il 22 ottobre 1990. Con il titolo: «Star del calcio da 1 milione di sterline: sono gay». Poi si trasferì in America a fare l´allenatore. Nel Maryland, che ha un motto scritto in italiano medievale: fatti maschii, parole femmine. Lì fu accusato di aver costretto un diciassettenne ad aver rapporti sessuali.

In attesa del processo Fashanu scappò in Inghilterra dove cercò di mettere in piedi una difesa. Cosa impossibile: il fratello, anche lui calciatore, lo disconobbe. La comunità nera invece di appoggiarlo lo derise. Fashanu restò solo, senza più fughe. Si impiccò 15 giorni dopo in un garage di Londra, con un filo elettrico al collo, buttandosi da una pila di pneumatici.


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