Protesta contro il vaticano nelle Marche

  

Nel mondo 86 nazioni puniscono ancora legalmente l’omosessualità. In 7 di questi – Iran, Arabia Saudita, Yemen, Emitati Arabi Uniti, Sudan, Nigeria, Mauritania – gay e lesbiche sono puniti con la pena di morte.

In Iran, proseguono nel silenzio generale del mondo le esecuzioni contro ragazzi omosessuali, di solito impiccati sulla pubblica piazza. E come non avere davanti agli occhi, al tempo del regime talebano in Afghanistan, i corpi dei rei omosessuali legati ad un muro e schiacciati da camion che in corsa li investivano? E cosa dire delle lapidazioni, con piccoli sassi per renderle più crudeli, subite da ragazze lesbiche? Ecco a cosa si oppone il Vaticano: alla possibilità che questi nostri fratelli e sorelle abbiano salva la vita. Che nessuno possa più toccare una persona omosessuale e seviziarla, torturarla, rinchiuderla per anni in orrende prigioni.

Il ministro francese per i Diritti umani, Rama Yade e il suo governo hanno presentato una proposta per la depenalizzazione universale dell’omosessualità all’Assemblea generale dell’ONU. La proposta non ha carattere giuridicamente vincolante ed è stata sottiscritta sia dai 27 Paesi dell’Unione Europea – quindi anche dal Governo italiano – che da molti altri Paesi di tutti i continenti, all’insegna della non discriminazione.

L’osservatore permanente del Vaticano presso le Nazioni Unite, Celestino Migliore, il 1° dicembre 2008 ha spiegato che l’ONU non deve depenalizzare l’omosessualità “perché ciò porterebbe a nuove discriminazioni, in quanto gli stati che non riconoscono le unioni gay verranno mesi alla gogna”.

Si tratta di un vero e proprio atto di condanna a morte contro i milioni di gay e di lesbiche che hanno la sfortuna di abitare in questi paesi sanguinari.

Ci chiediamo perché la Chiesa si preoccupa del giudizio globale nei confronti di quei Paesi che praticano la violenza nei confronti degli omosessuali, anziché della vita di uomini e donne.

Ai fedeli cattolici chiediamo solidarietà, chiediamo di esprimervi presso i vostri Consigli Pastorali, parroci, vescovi, affinché la dichiarazione di contrarietà all’abrogazione del reato di omosessualità sia ritirata, nel nome di quell’amore professato nel Vangelo e che annuncia con chiarezza il diritto alla vita, la contrarietà alla coercizione e alla pena di morte nei confronti di tutte le persone.

Da oggi lo spartiacque è finalmente stato delimitato e non è necessario essere anti clericali per provare un moto di sdegno contro un’azione che di cristiano, di messaggio evangelico, non ha proprio nulla. Questa è la stessa gerarchia che piange (giustamente) quando i preti vengono uccisi, quando i cattolici vengono perseguitati, ma non fa altrettanto contro tutte le altre ingiustizie del mondo.

Circolo federativo Arcigay-Arcilesbica Caleido Ancona
Arci Nuova Associazione Comitato di Ancona
Associazione Casa delle Culture Ancona


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