Con questa nuova campagna il Cassero ha deciso di promuovere la Profilassi Post Esposizione (PPE), e di farlo sulla falsariga di uno studio, molto interessante, presentato niente meno che alla conferenza mondiale sull’AIDS di Città del Messico, dal Victorian AIDS Council, un grosso centro di Melbourne in Australia che si occupa di salute gay.
Lo studio prendeva in esame la possibilità di utilizzare materiale pornografico nella prevenzione, attraverso l’analisi di alcune campagne realizzate appunto con foto esplicite di rapporti sessuali prevalentemente anali.
Ammetto che era un po’ strano vedere, in una poster presentation scientifica, anche la foto un paio di bei ragazzoni che se la spassavano con l’aria di godersela un mondo.
Lo studio non escludeva la possibilità di utilizzare questo genere di materiale, pur ponendo alcuni paletti.
Le immagini della nostra campagna sono molto più home made, al di fuori dalle immagini patinate cui siamo abituati, e alle quali forse qualcuno stava già pensando. Si tratta comunque di un nuovo passo nella direzione della chiarezza della informazione data, cosa che, parlando di sesso in Italia, è già una rivoluzione. Le foto, narranti per definizione, lasciano sicuramente poco spazio all’immaginazione ma, appunto per questo, lasciano più spazio al testo che chiarisce in modo netto che la PPE non è la pillola del giorno dopo. Non consente di smettere di utilizzare preservativi e lubrificanti, anzi proprio il contrario.
La PPE può essere chiesta (entro 1-4 ore dall’evento a rischio e non oltre le 72 ore) in un centro per le malattie infettive e viene prescritta sulla base della valutazione dell’infettivologo. Consiste nell’assunzione di una terapia anti retrovirale per un mese, con tutti gli effetti collaterali del caso, e l’esito finale non è garantito.
Non ci sono infatti studi che consentono di dare una risposta definitiva sulla profilassi post esposizione. In altre parole in alcuni casi il paziente è risultato sieronegativo al termine della profilassi, in altri casi no.
Si tratta quindi di una barriera estrema, una ultima speranza per cercare in ogni modo di evitare il contagio. Certamente è meglio stare attenti prima di arrivare alla PPE, ma è bene sapere che esiste anche quest’ultima possibilità e, in caso di bisogno serio, non si vede perché debba essere sottaciuta.
E’ quindi un tentativo che va fatto quando la prevenzione primaria non è andata a buon fine e si è incorsi in un rapporto sessuale a rischio con un partner sieropositivo o “siero ignoto”. I casi più tipici, evidenziati anche dalle immagini della campagna del Cassero, riguardano la rottura del preservativo, l’eiaculazione in bocca, ecc.
Sandro Mattioli
Responsabile Salute – Arcigay Il Cassero
http://www.casserosalute.it/blog/?m=200906
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