Arcigay in Commissione Giustizia chiede l’estensione della legge Mancino

  

CAMERA DEI DEPUTATI – XVI LEGISLATURA
Resoconto della II Commissione permanente
(Giustizia)

Martedì 5 ottobre 2010

Norme per il contrasto dell’omofobia e transfobia.
C. 2802 Soro e C. 2807 Di Pietro.
(Seguito dell’esame e rinvio).

La Commissione prosegue l’esame dei provvedimenti, rinviato il 28 settembre 2010.

Anna Paola CONCIA (PD), relatore, fa presente di avere incontrato, il 1o ottobre scorso, presso la sala San Claudio di Palazzo Marini a Roma, le associazioni LGBT, in qualità di relatrice delle proposte di legge in esame.
Erano presenti all’incontro, i rappresentanti delle seguenti associazioni: Arcigay, Arcilesbica, Agedo, Famiglie Arcobaleno, Circolo di cultura omosessuale «Mario Mieli», Rete Landford, Associazione radicale «Certi Diritti», Nuova Proposta, DiGayProgect, Ufficio nuovi diritti – CGIL Roma e Lazio.
Ritiene quindi opportuno, ed utile al fine di arricchire il dibattito parlamentare, dare conto di quanto accaduto nell’ambito del predetto incontro.
Marco Di Carlo (Rete Landford) ha evidenziato la netta preferenza per la proposta di legge C. 2807 Di Pietro che prevede l’estensione della legge Mancino rispetto all’ipotesi di un’aggravante specifica sulla base di considerazioni meramente tecniche. Ritiene infatti necessario predisporre un dispositivo legislativo che tuteli le persone LGBT non soltanto nel caso di aggressione fisica, ma anche dai comportamenti che ledono la loro onorabilità.
Paolo Patanè (Presidente nazionale di Arcigay) dopo aver dichiarato di aver già richiesto un’audizione alla Commissione giustizia, ribadisce la posizione delle quattro associazioni nazionali (Arcigay, Arcilesbica, Agedo e Famiglie Arcobaleno) ritenendo anch’egli che la proposta C. 2802 Soro sia debole dal punto di vista tecnico, perché non prevede una fattispecie ad hoc per tutte quelle situazioni che sono percepibili come reati ma che non vengono prese in considerazione, in particolare la mancanza di una previsione di reato per tutti quei fatti che ledono l’onore delle persone gay, lesbiche e transessuali. Sul piano politico, inoltre, ritiene che il ruolo delle associazioni debba rimanere distinto da quello dei partiti; per questo motivo difende la posizione già espressa dall’ultimo congresso nazionale di Arcigay, che chiarisce come non si possano difendere percentuali di diritti.
Sergio Rovasio (Segretario «Certi Diritti») ha dichiarato di non concordare con Patanè, ritenendo necessario scindere il piano tecnico da quello politico. Considera che nessuna delle due proposte di legge risolva definitivamente il problema dell’omofobia, perché l’omofobia è un dramma sociale che si combatte sul piano culturale ed è quindi necessaria un’azione coordinata degli enti locali e del Governo che affianchi l’iter legislativo. Considerando poi che non sussistono i presupposti politici per l’approvazione del testo a firma Di Pietro, appellandosi al realismo politico degli esponenti della comunità LGBT, ritiene che la proposta a firma Soro possa essere un buon punto di partenza. Occorre, infatti, dare finalmente un segnale alla società civile e una risposta alla domanda di giustizia delle vittime di aggressioni omofobe, ribadendo che lo scopo del diritto è favorire l’evoluzione della società.
Paolo Patanè (Arcigay) ha poi affermato che è vero che nessuna delle due proposte di legge risolve la questione dell’omofobia senza un lavoro culturale delle istituzioni, ma difende la posizione precedentemente espressa, ribadendo che non si possono difendere percentuali di diritti. Inoltre, asserisce che il punto debole della proposta a prima firma Soro sia che l’aggravante nella prassi giudiziaria spesso può essere compensata dalle attenuanti.
Imma Battaglia (DiGayProject) ha dichiarato il pieno sostegno al lavoro della relatrica, Paola Concia, e alla proposta di legge a prima firma Soro, in quanto il punto fondamentale della questione è la necessità di dare una risposta concreta alle vittime di aggressioni sulla base dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere. Occorre perciò deideologizzare il tema per arrivare ad una soluzione condivisa che sia una legge di tutti, superando gli schemi tradizionali della politica, perché la società negli anni è mutata e anche la destra ha imparato ad aprirsi verso il mondo omosessuale. Inoltre si appella al senso pragmatico del movimento LGBT, affermando che non ci sono le condizioni politiche per l’approvazione del testo a prima firma Di Pietro.
Paolo Trevisani (Nuova Proposta) ha proposto di richiedere un’incontro con i gruppi parlamentari che lo scorso anno hanno votato la pregiudiziale di costituzionalità: Lega Nord, Pdl e UDC. Imma Battaglia (DiGayProject) si è dichiarata favorevole, adducendo che la sua associazione si farà portavoce di questa richiesta verso i parlamentari della maggioranza. Anche Paolo Patanè (Arcigay) si è dichiarato disponibile ad incontrare i deputati della maggioranza per un confronto sui temi dell’omofobia e transfobia.
Rita Desantis (Agedo) ha sostenuto l’utilità di una legge che ponga fine all’emergenza di violenza omofoba che si è scatenata in questi ultimi anni in tutto il Paese, sottolineando la necessità di un’azione unitaria del movimento LGBT a sostegno di tutte quelle leggi che mirano a tutelare la dignità delle persone omosessuali, lesbiche e transessuali e auspicando perciò che si possa arrivare ben presto all’approvazione di un testo condiviso.
Ettore Ciano (Agedo) ha chiesto che si tengano in considerazione anche le famiglie di persone omosessuali, in particolare i genitori di persone gay, lesbiche e transessuali che spesso subiscono in prima persona aggressioni omofobe e violenze verbali.
Andrea Berardicurti (Circolo di cultura omosessuale «Mario Mieli») ha dichiarato di aver preso parte alla riunione unicamente per ascoltare le posizioni espresse.
Daniele Stoppello, che ha seguito per conto dell’Arcigay, come legale, numerosi casi di vittime di violenza omofoba, ha avvalorato l’importanza della proposta di legge Soro, poiché l’aggravante può incidere fortemente, arrivando persino a modificare il titolo del reato. Inoltre ha dichiarato che sulla base dell’esperienza maturata in questi anni, anche nel caso della legge «Mancino», la giurisprudenza non applica quasi mai il reato, ma sempre l’aggravante, anche perché più semplice da provare in sede processuale. Ritiene difficile che una corte condanni a quattro anni di reclusione un soggetto reo di avere detto «sporco negro», mentre è assai più probabile che il giudice punisca con la previsione di un’aggravante la condotta violenta basata sulla razza o il colore della pelle. Inoltre ha sottolineato la necessità di un’aggravante con la caratteristica di specialità che non preveda nella sua fattispecie la possibilità di essere bilanciato in sede processuale dalle attenuanti, in modo da risolvere la questione avanzata poco prima da Patanè.
Marco Di Carlo (Rete Landford) ha evidenziato come i due elementi della legge Mancino che occorre conservare anche nel testo a prima firma Soro siano la previsione di adeguate pene accessorie che mirino alla rieducazione del soggetto omofobo autore della violenza, attraverso attività socialmente utili, eventualmente nel mondo dell’associazionismo LGBT, e la previsione di un’aggravante ad effetto speciale. Patanè (Arcigay) ha concordato sulla necessità di prevedere la caratteristica di specialità per l’aggravante che non è presente nel testo Soro.
Il rappresentante dell’Ufficio nuovi diritti CGIL, in quanto sindacalista, dichiara di conoscere bene quanto sia complesso il lavoro di mediazione e di compromesso. Ritiene inoltre che occorra dare una risposta decisa al problema e appoggiare la proposta di legge Soro.
Dopo aver illustrato lo svolgimento della riunione del 1o ottobre ribadisce, in qualità di relatrice dei provvedimenti in esame, di essere in attesa che intervengano nel dibattito i rappresentanti di tutti i gruppi. Auspica inoltre che l’iniziativa di un incontro fra i rappresentanti dei gruppi parlamentari e i rappresentanti del mondo LGBT possa essere accolta favorevolmente e svolgersi in breve tempo.

Giulia BONGIORNO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire rinvia il seguito dell’esame ad altra seduta.


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