Giovedì 18 agosto una intera pagina per un episodio di «discriminazione» contro una «coppia» gay. Chiarisco subito di non avere alcunché contro il sig. Bosio ma colgo l’occasione per alcune considerazioni di carattere generale.
Francamente non se ne può proprio più di questa favola della «discriminazione» dei gay. In italiano, il significato della parola è il seguente: «trattare cose uguali in modo diverso». Ora, sostenere che tra una «coppia gay» ed una uomo-donna non vi sia alcuna differenza offende il buonsenso e la realtà prima ancora che il pudore ed il buongusto: è pura ideologia. Che l’uomo sia fatto per la donna, e viceversa, è un fatto che ci portiamo «stampati» nel corpo, cioè nel modo stesso in cui veniamo al mondo: negarlo fa a pugni con la ragione, non con il cattolicesimo o con chissà quale potente lobby, con buona pace dell’Arcigay e del sig. Davide Bosio.
Se questo non è riconosciuto, ne segue subito una distorsione del concetto di «diritto», infatti spesso citato a sproposito. Lasciando perdere qualunque considerazione di tipo morale («Non stava facendo nulla di male o di sbagliato», ma di fronte a quale criterio di giudizio? A quale metro? Rimpiango gli umili «esami di coscienza» di una volta, oggi si fanno i più moderni «outing»… e ne vediamo i risultati), e venendo al merito, poniamoci la questione: è più rilevante, ai fini pubblici, la libertà di educazione (da genitore a figlio) o, ad esempio, la «libertà» (lèggi: desiderio di ostentazione) di effusioni in pubblico di due gay? Fa più violenza un genitore che chiede (con educazione) di spostarsi a due gay che si baciano in pubblico o i due gay che costringono dei bambini ad assistere ad uno «spettacolo» contro natura e non adatto alla loro età? Chiarito che buonsenso ed opportunità, oltre che il pudore, consigliano anche ad una coppia (uomo-donna) di evitare baci appassionati in presenza di bambini, va detto che un genitore ha il sacrosanto diritto di educare i propri figli secondo la legge naturale. Altra cosa è la maleducazione o il disprezzo per la persona o le minacce, che vanno sempre condannati, ma questo a prescindere dagli orientamenti sessuali dell’interlocutore. Ma se Davide ed il suo compagno si stavano baciando in pubblico davanti a dei bambini, la richiesta di quel papà era non solo fondata ma necessaria.
Ma oggi, purtroppo, il pudore è disprezzato e la ostentazione è un pregio. Di più: avanza un nuovo tipo di intoccabili: gli omosessuali, che hanno solo diritti, ma mai doveri. Una vera e propria specie protetta, che, si sa, ha un animo molto sensibile, molto più di noi comuni mortali a cui piacciono ancora le donne. Una «minoranza» e, si sa, le minoranze vanno tutelate, non vanno «discriminate» (e daje). Al diavolo se a scapito della stragrande maggioranza delle persone, che continuano a guardare le cose senza filtri deformanti.
C’è chi vuole considerare «normali» le coppie omosessuali? Liberissimo. Purché non pretenda di elevarsi a paradigma della società. L’omosessualità esiste da sempre ma è solo oggi che, con arroganza travestita di politically correct, essa pretende di possedere uguale dignità rispetto alle relazioni uomo-donna, se non addirittura di ergersi a misura stessa della realtà. La cultura, ed importanti esponenti della politica (giunta Paroli docet, ahimé, cfr. caso S. Valentino 2011), stende ponti d’oro a queste lobbies, che pretenderebbero perfino la possibilità di contrarre «matrimonio» (per i gay un ossimoro), «dimenticando» che il fondamento giuridico della tutela che lo Stato riserva alle famiglie non è costituito tanto dall’esistenza del rapporto affettivo tra le persone quanto dal ruolo sociale stabile che gli sposi si assumono nell’educazione dei figli e nella crescita della società (se non fosse così, andrebbero regolamentate per legge anche le amicizie o le convivenze tra parenti).
Se solo venisse approvata la legge sulla cosiddetta «omofobia», ad esempio il giorno in cui dovessimo raccontare una barzelletta o esprimere in pubblico l’idea che gli omosessuali sono malati, potremmo essere oggetto di una denuncia penale (lo stesso Magistero della Chiesa sarebbe fuorilegge al riguardo!). E tutto questo, si badi, in nome della libertà. Nel nome della tolleranza, massimamente intolleranti. Ma solo con qualcuno.
Fabio Trevisani
FASANO DI GARDONE RIVIERA
Gli omosessuali nuovi intoccabili
Questo articolo è stato scritto il 24 agosto 2011.
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