Padova diventerà «gay friendly», cioè accogliente verso il turismo omosessuale. Ad annunciarlo è stata la rappresentante del Consorzio di promozione turistica Etta Andreella, dal palco del Padova Pride Village, in Fiera.
E l’ha fatto domenica, poco prima del concerto di chiusura della manifestazione con Patty Pravo. «Siamo la prima città in Italia a chiedere questo riconoscimento – ha spiegato – Adesso lavoreremo con gli alberghi e i locali per portare avanti questa iniziativa». Rivoluzione culturale, nel cuore del Veneto leghista, ma anche operazione di marketing, visto che gli economisti giudicano le coppie gay come il pubblico con la migliore predisposizione a spendere.
All’insegna del «dink», acronimo inglese che sta per «double income no kids», cioè doppio stipendio e niente figli. Ne sanno qualcosa a Torre del Lago, in Versilia, altra località che ha sviluppato un marchio «gay friendly».
«E’ una grande opportunità economica – ha spiegato l’assessore all’ambiente Alessandro Zan – Che in un momento di crisi può aiutare l’economia padovana». La stessa Patty Pravo non ha fatto mancare domenica sera il suo sostegno all’iniziativa: «Mi auguro che raggiungiate i vostri obiettivi – ha detto rivolgendosi al pubblico gay – E cioè l’uguaglianza: perché al mondo tutti siamo nati uguali». Si è chiusa con questo annuncio dunque la kermesse che per due mesi ha concentrato in Fiera spettacoli, concerti ed eventi organizzata dall’Arcigay: oltre centomila le presenze, per il 50% provenienti dalla provincia di Padova, il resto da altre parti del Veneto, da Emilia e Lombardia. Segno appunto che i gay vedono Padova come punto di riferimento nel Nordest del Paese. La manifestazione tornerà dunque la prossima estate dal 6 luglio al 2 settembre.
Padova diventa «gay friendly» Un po’ diritti e un po’ marketing
Questo articolo è stato scritto il 30 agosto 2011.
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