Movida libera per gay e trans

  

di Tommaso Cerno
Il sindaco di Viareggio spegne la musica nei locali notturni. La spiaggia omosex più famosa d’Italia si ribella. E vince la battaglia

C’è una scarpa rossa alta quasi due metri, con tacco a spillo da capogiro, a segnare che questa è una zona franca. O almeno lo era, perché la “regina delle trans”, al secolo Regina Satariano, se ne sta seduta davanti a un locale e indica un grosso cartello. Non indossa vestiti sgargianti, ha gli occhiali da sole e la faccia arrabbiata: “Se chiude il Priscilla, noi saremo disoccupati!”, ripete. La riviera dove ha inscenato la sua protesta è quella di Torre del Lago, nella Versilia. Qui ci è nato Giacomo Puccini, ma nei secoli le cose cambiano. Così lei, assieme alle Drag Queen più famose del litorale e al comitato “friendly Versilia”, nell’ultimo decennio, ha trasformato questo lembo di costa nella spiaggia gay più frequentata d’Italia. In pochi anni è diventata una piccola Ibiza tricolore, con locali all’aperto, musica in strada proprio come in Spagna, balli e folle di giovani omosex che camminano mano nella mano. Tutto bene, fino a quest’anno. Quando qualcosa è cambiato: qualcuno ha cercato di spegnere le luci sulla notte più trasgressiva d’Italia e la festa dei gay s’è trasformata in una battaglia politica per difendere la loro movida.
È stata un’estate rovente, ripetono qui a Torre del Lago. Non si riferiscono certo all’afa agostana, ma alla guerra di carte bollate che s’è consumata: gay, lesbiche e trans contro il Comune di Viareggio, dalla vocazione meno liberal e dalle esigenze più vip. Gli omosessuali in villeggiatura hanno accusato il municipio di voler trasformare il loro piccolo paradiso in un deserto, per ripopolarlo alla vecchia maniera: famigliole coi figli, cani al guinzaglio, pace e silenzio. Niente di male, si intende, ma sulla costa toscana di posti così ce n’è a decine.
A sentir loro, il clima a un certo punto era diventato irrespirabile. Prima sono tornate le risse in strada e i danneggiamenti. Automobili con vetri rotti, furtarelli, scazzottate. Senza che nessuno con la divisa intervenisse per tenere pulita la zona. Poi, quando i gay si sono organizzati da soli, è arrivata la beffa: i vigili urbani si sono fatti vivi, ma stavolta per multare i locali gay. Una notte si sono presentati proprio al Priscilla, da Regina Satariano. L’accusa era un karaoke a decibel troppo elevati, che pompava musica e dava fastidio. Strano ai bordi di una pineta sperduta nel nulla, dove non ci sono alberghi né case. Se ci togli i gay, da quel lungomare di qualche centinaio di metri, senti solo le onde e qualche gabbiano che strilla. Ma per il municipio di Viareggio, la legge è legge. È scattata la sanzione, con l’obbligo di chiusura a mezzanotte, per tre mesi. In un’estate come questa, nel pieno della crisi economica, con gli italiani che riducono le vacanze all’osso, vuol dire bruciarsi la stagione. Troppo per il Priscilla, che ha deciso di dire basta.
Regina s’è armata di cartello e ha iniziato lo sciopero della fame. Niente cibo, niente acqua, niente spettacoli, nulla di nulla. Seduta là fuori, a gambe accavallate, ha chiesto al sindaco di Viareggio, Luca Lunardini, un medico cinquantenne eletto con un cartello di civiche targate centrodestra, che la comunità gay accusa di voler svuotare il litorale, di fermare i poliziotti e revocare le sanzioni. La notizia ha fatto il giro dei locali e, con Regina, in poche ore c’erano decine di ragazzi e ragazze da tutta la riviera. Dai bar fino alla spiaggia gay che sbircia fra i pini sul Tirreno, tutti a ripetere la stessa cosa: “Ci vogliono cacciare, quel karaoke non disturbava nessuno, quella del Comune è stata una rappresaglia”. Per i gestori di bar e ristoranti le sanzioni al Priscilla sono l’ennesima battaglia contro gli imprenditori della comunità lgbt, combattuta a colpi di burocrazia. E aggiunge Alessio De Giorgi del Mamamia, la discoteca più in voga della zona: “Non possiamo abbassare la guardia perché uno spazio di libertà come questo, unico in Italia, va difeso a denti stretti da chi vuole limitarlo perché politicamente scomodo”. Ecco che la notte pucciniana s’è popolata di musica, sì, ma di protesta. Gay e lesbiche, transessuali e drag queen hanno riempito i marciapiedi. Regina era sempre lì a guidare lo sciopero dei gay per la loro movida.
A Torre del Lago, una notte, ci arriva pure il sottosegretario Carlo Giovanardi. Proprio lui, diventato il simbolo della discriminazione da parte del governo Berlusconi nei confronti degli omosessuali accetta di confrontarsi su omofobia e diritti, ma non fa un passo indietro sui suoi “niet”, nemmeno quando una drag queen sale sul palco e proietta il filmato delle nozze di Paola Concia, la deputata che pochi giorni fa ha sposato la compagna in Germania. La politica sembra proprio sorda, ma i gay non mollano. Minacciano un sit-in davanti al municipio e, alla fine arrivano pure il presidente dell’Arcigay Paolo Patanè e il fondatore Franco Grillini, pronti a dare battaglia. Finché qualcosa si muove. E il sindaco di Viareggio alla fine fa dietrofront: “Non ci sono motivazioni né ideologiche né politiche dietro la sanzione al locale di Regina”, fa sapere di buon mattino. Poi firma un’ordinanza addirittura più permissiva delle vecchie regole. Il “Priscilla” riapre e Regina festeggia. La movida gay è salva. Almeno fino all’estate prossima.


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