di Anna Ghezzi
PAVIA Scritte nei bagni contro ragazze-oggetto. Insulti omofobi a ragazzi percepiti come effeminati. Bullismo sempre più rosa. Parte dal Foscolo la campagna nazionale “Io dico no alla violenza”: ieri al liceo classico di via Defendente Sacchi dove ad aprile erano stati denunciati episodi di omofobia (scritte sui banchi e telefonate anonime), si sono dati appuntamento dirigenti e rappresentanti degli studenti delle scuole superiori della provincia per incontrare i rappresentanti di Arcigay, Uildm e Acli e dell’Unar (ufficio nazionale anti discriminazioni razziali). L’obiettivo? Promuovere progetti di prevenzione, costruire una rete di “antenne territoriali” che tengano d’occhio il fenomeno e costruire percorsi di formazione per affrontarlo. «Coinvolgendo prima di tutto gli studenti, – spiega Emanuele Nitri, referente Unar per la Lombardia – che non possono assistere indifferenti a quanto accade ai compagni più deboli; le famiglie dove nasce spesso il germe della discriminazione, e gli insegnanti, ai quali saranno forniti strumenti per riconoscere gli atteggiamenti a rischio». Spesso confusi con la goliardia. Sul caso Foscolo l’Unar ha aperto un’istruttoria – senza effetti pensali o risarcitori – conclusasi positivamente, dicono dall’ufficio: «preside e ufficio scolastico provinciale hanno riconosciuto il problema e da qui si riparte, per evitare che episodi del genere si ripetano altrove». Massima collaborazione della scuola, dunque, anche se il preside Lorenzo Fergonzi, dopo aver dato il benvenuto a tutti, ieri ha allontanato la stampa e non ha partecipato all’incontro. «L’iniziativa era stata fatta volutamente al Foscolo – spiega l’assessore alle pari opportunità del Comune di Pavia Cristina Niutta, presente con la sua omologa provinciale Milena D’Imperio –, visti i precedenti. Ma il fenomeno coinvolge tutte le scuole: nessun fatto eclatante, ma tanti episodi minori. Serve prevenzione, una cultura del rispetto». Fabio Pirastu, Uildm ha portato la sua testimonianza: «Essere disabili è già una discriminazione», ha spiegato. Mentre Giuseppe Polizzi, Arcigay, ha sottolineato: «A differenza delle altre categorie deboli, gay, lesbiche e trans spesso non si rivolgono alle famiglie per trovare comprensione, significherebbe uscire allo scoperto. Vengono da noi». Come era avvenuto ad aprile e continua a succedere: nelle scorse settimane un ragazzo è stato insultato in Strada Nuova per il suo modo di vestire: «Scene di ordinaria omofobia», dice Polizzi. Ma qualcosa si muove a Pavia: la neonata Arcigay Young, riunisce una quindicina di ragazzi dai 14 ai 19 anni che, spesso, portano la mamma alle riunioni. E l’obiettivo è coinvolgere sempre più i genitori.
Pavia. Discriminazioni a scuola «Casi in tutta la provincia»
Questo articolo è stato scritto il 16 ottobre 2011.
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