Livorno. Emergenza Hiv, 41 casi nel 2010

  

di VALERIA CAPPELLETTI
LIVORNO. «Se lo conosci lo eviti, se lo eviti non ti uccide», recitava così un famoso spot contro l’Aids, erano gli anni’90. In quel periodo la malattia faceva davvero paura e l’obiettivo era informare sui rischi legati ai rapporti sessuali occasionali non protetti e allo scambio di siringhe infette.
Oggi in tutto il mondo si celebra la giornata mondiale contro l’Aids, una malattia di cui si parla sempre meno ma che continua a mietere vittime. Nella provincia di Livorno, dopo un allarmante aumento di nuovi casi di sieropositivi lo scorso anno, nel 2011 i numeri sono tornati ad abbassarsi. «Nel 1999 e 2000 il virus colpì 14 persone – dice Spartaco Sani, direttore reparto malattie infettive – nel 2010 c’è stato un picco con 41 nuovi casi, un dato mai raggiunto. Per fortuna, i numeri nel 2011 sono scesi a 26, di cui 21 per rapporti non protetti e 5 perché ex tossicodipendenti».
Ecco il primo dato significativo, perché sarebbe più logico pensare che oggi, nel 2011, a 30 anni di distanza dai primi casi di infezione, l’Aids fosse quasi del tutto debellato, invece ecco comparire un picco mai raggiunto.
Prevenzione e informazione sono i due metodi per sconfiggere l’Aids e proprio per questo oggi in piazza Cavour, dalle 9 alle 18, il personale sanitario del reparto malattie infettive, effettuerà il test Hiv gratuito e anonimo a bordo di un apposito pulmino. Inoltre, l’associazione Lila P24, impegnata contro l’abuso di alcool e droghe, darà informazioni e distribuirà preservativi e dalle 18 alle 24, al Teatro C concerto dei Four For Africa e spettacolo dell’Arci Gay.
«L’unico modo per combattere l’Aids – dice Elena Ciucci, presidente di P24 – è usare il preservativo e fate il test». Negli anni ‘80-‘90 il virus Hiv veniva trasmesso per lo più con l’uso di siringhe infette, oggi invece i dati indicano che il contagio avviene tramite rapporti sessuali non protetti e nell’80% i protagonisti sono eterosessuali. Dunque, un altro dato in controtendenza, non è più una malattia legata prettamente al mondo gay, un aspetto importante, perché troppo spesso le due cose andavano di pari passo e la persona omosessuale veniva additata anche come portatrice di Hiv. «L’aumento dei casi tra eterosessuali – spiega Sani – è dovuto alla disinformazione. All’inizio questa malattia colpì soprattutto gli omosessuali e le varie associazioni cominciarono a informare, a dare consigli e così scattò la prevenzione, al contrario, gli eterosessuali, sentendosi esclusi, continuarono ad assumere comportamenti a rischio». Quindi, basta con gli stereotipi: il profilo di chi ha contratto la malattia è un adulto ed eterosessuale; sì perché emerge anche un altro dato l’età di trasmissione del virus si è spostata: da 29 anni si è passati a 38, e aumentano anche di casi di sifilide ed epatite B. Tuttavia va comunque sottolineato che si muore molto meno di Aids: «Nel 2011, sono stati solo 3 i decessi nella nostra provincia – continua Sani – e questo grazie alle terapie mediche».


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