Ma le liste rimangono vuote ovunque

  

A Bologna nessun iscritto, a Pisa in 15 anni si contano appena 32 coppie. Flop anche in Trentino e in Sardegna. Ma è il “valore simbolico” che conta
DA MILANO
I l caso di Gubbio è l’ultimo finito sotto i riflettori, e bene rappresenta la realtà dei registri delle unioni civili in Italia. Nel comune umbro lo scorso 25 gennaio il registro (attivo dal 2002) è stato cancellato con un voto bipartisan sostenuto dal sindaco, Diego Guerrini (Pd). Il motivo? L’inutilità: dopo quasi dieci anni risultava iscritta soltanto una coppia. I registri delle unioni civili, a ben guardare, sono soprattutto questo: pezzi di carta spesso intonsi e tuttavia dotati di valore simbolico e politico enorme per chi sostiene la necessità che le “nuove famiglie” siano equiparate a quelle tradizionali. Non a caso la lista di chi li ha (formalmente) istituiti è lunga: basta fare un giro sul sito dell’Arcigay per scoprire che i comuni in cui è stato attivato un registro delle unioni civili sono molti e dislocati un po’ in tutta Italia. E così, cercando comune per comune, è facile imbattersi in plausi e congratulazioni per la decisione di «avvicinarsi all’Europa» aprendo alle coppie di fatto.
La realtà, però, dice che sono pressoché vuoti quasi ovunque. Alcuni casi sono addirittura clamorosi, come quello di Bologna: registro attivo dal lontano 1999, numero di iscritti zero. Lo ha scoperto recentemente una consigliera comunale del Pdl, spulciando nell’anagrafe del comune (sul cui sito, peraltro, il registro è ben sponsorizzato). Dal Torino vede la presenza di un registro, approvato nel 2010, al quale sono iscritte 120 coppie. Numeri che i comuni che hanno istituito il registro in Sardegna nemmeno intravedono: Atzara (mille anime in provincia di Nuoro) e Porto Torres aspettano rispettivamente da sei e due anni domande di iscrizione, e anche Sassari, che si è dotata della lista all’anagrafe l’anno scorso, non ha registrato alcun assalto. Sull’isola sono le stesse sigle omosessuali che lamentano l’assoluta inutilità dei registri che – a detta loro – sono un atto «meramente amministrativo ». Ciò non ha scoraggiato il piccolo comune di Tissi (2.300 abitanti), che ha detto sì al registro appena 4 giorni fa. La notizia ha fatto meno rumore di quella di Napoli: nelle prossime settimane sarà curioso confrontare le rispettive, ed effettive, iscrizioni.


  •