«Peccato, non ci ha aiutati. Ma non critichiamo Lucio»

  

«Quelle di padre Boschi sono affermazioni meschine e squalificanti. Nessuno ha mai strumentalizzato Lucio Dalla o condizionato le sue scelte personali». Il presidente dell’Arcigay nazionale, Paolo Patanè, respinge con forza le accuse del confessore di Dalla. Ma confessa l’amarezza del movimento lgbt per non aver mai avuto al proprio fianco il cantautore scomparso: «Ora spero che altri artisti, come Tiziano Ferro, vengano al Pride nazionale di Bologna». Presidente Patanè, Lucia Annunziata con le sue dichiarazioni sull’ipocrisia dei funerali di Dalla ha scatenato le polemiche. Ha fatto bene? «Qualunque intervento volto a sollevare il velo dell’ipocrisia è importante, anche se forse quel momento non era il più adatto. Il problema è che porre il tema per i funerali rischia di essere fuorviante. Quella che ci interessa non è l’ipocrisia della Chiesa, che è comunque clamorosa, ma quella dello Stato, il vuoto normativo che non riconosce e non tutela il compagno di Dalla, Marco Alemanno. E con lui un numero enorme di coppie in Italia». Dalla, però, non ha mai voluto parlare della sua sfera privata. Crede che abbia sbagliato? «Nessuno può interferire sul modo in cui ogni persona parla o meno della propria omosessualità. Quella resta una sfera intangibile, anche quando si tratta di un personaggio pubblico». Ma non vi è dispiaciuto che in tutti questi anni le vostre battaglie siano rimaste senza il sostegno diretto di Dalla? «Indubbiamente sì, ognuno di noi auspica che un personaggio pubblico faccia pesare il proprio successo per la crescita civile di questo Paese. Nessuno può essere costretto a farlo, ma resta la critica al disinteresse tutto italiano al tema. Chi ha un ruolo pubblico, artista o politico non importa, non lo usa con sufficiente coraggio, eppure potrebbe aiutare tantissime persone comuni che non possono difendersi con la notorietà. Per questo ci appelliamo a Tiziano Ferro, ma anche ad artisti etero come Jovanotti o Mannoia, affinché vengano al Pride del 9 giugno a Bologna per rilanciare quella che è una battaglia di civiltà del Paese». F. Ro.


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