MILANO — “Prima di tutto una precisazione: non si tratta di un’apertura ai matrimoni gay”. E’ estremamente cauto il sindaco di Milano Giuliano Pisapia al termine della maratona che ha visto il consiglio comunale di Milano approvare il registro cittadino per le unioni civili, autentica rivoluzione in Italia.
Il tema è delicatissimo. Lo testimonia la seduta fiume del consiglio comunale, durata undici ore e mezza e terminata in piena notte, verso le tre, con 27 favorevoli, 7 contrari e 4 astenuti.
La delibera istituisce un registro a cui le coppie, sia etero che omosessuali, possono iscriversi contestualmente alla registrazione della famiglia anagrafica. «D’ora in poi nelle delibere comunali saranno parificate a chi è sposato. Anche le coppie gay – spiega Marco Mori, presidente di Arcigay Milano –. C’è voluto più tempo del previsto, ma il voto di questa notte è un segnale importante”.
Le unioni civili “registrate” permetteranno l’accesso solo ai servizi forniti dal Comune. Non apriranno alla possibilità di ereditare o alla pensione di reversibilità, che dipendono dalle leggi dello Stato.
Pisapia ha tenuto a precisato che il registro milanese è un provvedimento “di carattere amministrativo”. “Escludo che questa delibera apra alla possibilità di matrimoni gay, per quelli servirebbe una legge del Parlamento”.