Salta la parola famiglia dal registro delle unioni

  

Giambattista Anastasio MILANO NESSUNA equiparazione con la famiglia tradizionalmente intesa e nessuna formulazione che possa legittimare, in linea del tutto teorica, la poligamia. L’accordo che consentirà al Comune di istituire il registro delle coppie di fatto passerà da due modifiche sostanziali al testo da ieri in discussione in Consiglio. Modifiche relative al concetto di «unioni civili». E sarà un accordo trasversale perché favorevoli e contrari siedono sia nelle fila della maggioranza che in quelle dell’opposizione. DEPOSITATI 51 emendamenti. Due quelli che porteranno al sì al registro. In contrapposizione col capogruppo Carlo Masseroli, che chiede un elenco preciso dei diritti delle coppie di fatto, l’area liberal del Pdl (Gallera, De Pasquale, Tatarella e Pagliuca) ha sottoscritto un emendamento per eliminare il riferimento alla «famiglia anagrafica»: le coppie di fatto che si iscriveranno all’albo riceveranno un attestato che le qualifica non più come «famiglia anagrafica» ma come unione di «due persone». L’emendamento sarà votato dal Pd («Ripuliamo il testo per migliorarlo» dice la capogruppo Carmela Rozza), fatta salva la probabile astensione dei 4 cattolici contrari. L’intervento di Gallera («Abbiamo l’occasione di superare gli steccati») è stato applaudito dalla maggioranza. Tramite un emendamento del Pd, la delibera definirà poi le unioni civili come «unione di due persone» e non più come «un insieme di persone», la dicitura che per i giuristi cattolici avalla la poligamia. APRE alle modifiche il sindaco Giuliano Pisapia: «Sì, purché non ci si fermi alle parole e si riconosca il valore di una delibera che ripristina l’eguaglianza». E alle proteste della Curia replica: «Rispetto le opinioni di alcuni esponenti della Curia ma la Curia rispetti il Consiglio comunale». Marco Mori, presidente di Arcigay, storce il naso: «Via la parola famiglia? Come può una delibera comunale contraddire le leggi?». Nonostante le parole di fuoco giunte da Roma («I matrimoni gay sono incivili» ha detto Pierferdinando Casini salvo poi correggere il tiro), la volontà è rendere Milano un modello da seguire a livello nazionale.


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