Arcigay, la svolta ferrarese

  

Romani candidato alla presidenza nazionale al congresso di novembre

Da otto anni alla guida di Arcigay Ferrara, Flavio Romani punta ora alla presidenza nazionale. Proprio a Ferrara, scelta per ospitare il congresso nazionale dal 23 al 25 novembre, Romani presenterà la mozione alternativa a quella del presidente uscente, Paolo Patanè. La sua candidatura, ufficializzata appena una decina di giorni fa, nasce dalla base del movimento, dalla messa in discussione – non priva di malumori – della passata gestione ritenuta troppo verticistica e non abbastanza attenta alle sensibilità locali. «Non ho “studiato” da presidente nazionale – spiega Romani – La mia candidatura è frutto di una riflessione dei dirigenti e dei comitati locali di tutta Italia che avvertivano l’esigenza di un modo diverso di dirigere l’associazione, valorizzando di più i comitati territoriali, dando spazio alla loro voce con un’impostazione meno centralizzata è più collaborativa. E’ un problema molto sentito da Arcigay. Mi è stato proposto di candidarmi, e ho pensato che fosse bello accettare per migliorare l’associazione». Quarantacinque anni, veneto di nascita ma ferrarese di adozione, Flavio Romani lavora in una società di comunicazione ma è impegnato nell’Arcigay Ferrara fin dalla sua costituzione. Al congresso di novembre si presenterà ai 262 delegati con diritto di voto con un programma che, accanto alla riorganizzazione interna, punta su quattro temi chiave: i diritti, la salute, la lotta all’omofobia e la visibilità. «I diritti sono quelli dell’uguaglianza, che per noi significa matrimonio». Un obiettivo da perseguire «percorrendo sia la strada politica, con un pressing sui partiti, sia quella giudiziaria, seguendo da vicino le cause legali. Al tempo stesso proseguirà l’opera di sensibilizzazione e la raccolta di firme per una legge popolare». Sul fronte della salute, invece, si registra un preoccupante ritorno dell’Hiv, con nuove infezioni anche tra i più giovani. «Notiamo un pericoloso aumento dell’Aids tra la popolazione omosessuale – dice Romani – E’ fondamentale tornare a parlarne in maniera decisa e pressante, superando l’idea che la malattia sia il riflesso di qualcosa di sporco e vergognoso, a scapito della corretta informazione. Occorre attivare l’attenzione della sanità nazionale per rilanciare misure efficaci di prevenzione». In Italia manca ancora una legge contro l’omofobia, dopo i due tentativi, andati a vuoto, della parlamentare Paola Concia. Eppure, sottolinea Romani, non serve nemmeno una nuova legge, basterebbe estendere la legge Mannino contro le discriminazioni per ragioni politiche, religiose o etniche. Nella tutela, ragiona Romani, «andrebbero inclusi l’orientamento sessuale e l’identità di genere». Spesso si dice che la società civile è più avanti rispetto alle normative. «Eppure – continua il presidente Arcigay Ferrara – la scuola, i luoghi di lavoro e i rapporti familiari continuano a fornire dolorose spie di intolleranza». Da qui la volontà di promuovere incontri con gli studenti e avviare una collaborazione con sindacati e aziende. E se a Ferrara non sono pervenute segnalazioni di casi di omofobia, la “visibilità”, il coming out, resta un passaggio ancora troppo faticoso rispetto ad altri Paesi. «Un anacronismo che va superato in fretta». Alessandra Mura


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