Bindi sui gay: no alle nozze S’inventino qualcosa

  

MILANO Rosy Bindi non sfugge al tema dei matrimoni gay. Tema che ha riaperto nel Pd e nel centrosinistra il confronto sulle nozze tra omosessuali e, più in generale, sulla praticabilità di un’alleanza che vada da Casini a Vendola. Botta e risposta ieri a Genova tra la presidente del partito e un esponente omosessuale di Sel che le ha chiesto: «Mi può dire perché non vuole che io mi sposi?». Bindi ha risposto: «Io ti auguro di fare quello che vuoi, ma in questo Paese c’è la Costituzione. Il matrimonio è un istituto che è stato pensato storicamente per gli eterosessuali. Potreste avere più fantasia per inventarne uno vostro». Qualche ora più tardi, scena simile alla festa pd a Torino. «Non è vero che il matrimonio è incostituzionale. Offende i cattolici di qualche partito, l’Udc», ha detto Marco Giusta, presidente dell’Arcigay cittadino, rivolto a Bindi. E mentre lei cercava di ribadire la posizione del Pd, sono arrivate le contestazioni: «Vigliacca, questa posizione è retrograda», le ha urlato un ragazzo. Nei giorni scorsi a contrapporsi a Rosy Bindi era stato Nichi Vendola, governatore della Puglia e leader di Sel. Alla festa del Pd a Reggio Emilia aveva detto: «Voglio sposarmi con il mio compagno». Bindi gli aveva risposto che la Carta «con chiarezza» non consente altre forme di matrimonio che fra uomo e donna. Il tema aveva fatto discutere anche all’interno dello stesso partito: lo scorso 14 luglio, durante l’Assemblea del Pd, venne approvato un documento messo a punto dal Comitato diritti guidato proprio da Bindi. Al punto 5.5 il documento parlava di «formule di garanzia per i diritti e i doveri che sorgono dai legami differenti da quelli matrimoniali, ivi comprese le unioni omosessuali». Paola Concia, Ignazio Marino e altri dell’ala laica del partito avevano chiesto la votazione su un altro documento che poneva la questione delle nozze gay. Bindi si oppose alla votazione. Dopo giorni di discussioni la posizione della presidente e del segretario del Pd è stata formalizzata nel sì al «modello tedesco»: un istituto giuridico ad hoc che dà gli stessi diritti e doveri delle coppie etero sposate.


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