Rimborsi allegri anche in Emilia

  

L’unico non preoccupato è Franco Grillini, ex Arcigay e ora Idv
Due eroi. In realtà si tratta di persone normali, ma siccome sono politici, la normalità ne fa degli eroi. Sono Franco Grillini, fondatore dell’Arcigay, transitato dal Pd alla sinistra radicale e ora approdato all’Idv, il partito col quale è stato eletto nel consiglio regionale dell’Emilia-Romagna. Mentre la Finanza interrompeva i lavori del consiglio (che stava votando la decurtazione del 30% dei contributi ai gruppi) e metteva i sigilli alla contabilità dei gruppi e i consiglieri apparivano nervosi e irascibili, lui se ne stava calmo seduto sul suo scranno. Spiega: «Solamente una volta sono stato all’estero e non in vacanza ma in rappresentanza della Regione, a Mauthausen, guidando un’auto della Regione, una Punto. Mai andato in aereo, ho sempre viaggiato in treno in seconda classe. Sono figlio di operai…».Il secondo eroe si chiama Gianni Mingozzi, è vicesindaco di Ravenna ma in precedenza è stato consigliere regionale per il partito repubblicano. È l’unico consigliere che lasciando il palazzo del potere ha rinunciato al vitalizio: «Non ritengo sia corretto e quindi mi sono comportato di conseguenza, coi colleghi che mi chiedevano se ero matto».Due eroi nella selva dei privilegi regionali. Per il resto i magistrati sono già al lavoro sui documenti sequestrati. Il nodo è lo stesso delle altre Regioni: le spese allegre dei gruppi, che intascavano soldi pubblici senza poi dovere giustificare le uscite. I filoni dell’inchiesta sono molteplici e coinvolgono trasversalmente tutti i gruppi. È finito nel mirino perfino Matteo Ricchetti, presidente del consiglio regionale, braccio destro di Matteo Renzi e suo plenipotenziario in una regione importantissima per le primarie come l’Emilia, colui che (come Renzi) s’è fatto paladino del risparmio e della moralizzazione. I giudici vogliono sapere perché una sua missione di un giorno a Roma (auto con autista) è costata (solo spese di viaggio) oltre mille euro e perché a fronte di 1.233 euro mensili che gli vengono riconosciute in quanto fuorisede (abita a Modena) a volte alla Regione vengono accollate anche le spese di automobili con autista che partono proprio dalla sua abitazione. 25 mila euro in sei mesi è invece quanto speso dal gruppo regionale Idv e il capogruppo Liana Barbati ha dovuto consegnare tutti i documenti ai finanzieri. «Era ora», non nasconde la soddisfazione un ex-Idv, Matteo Riva. «Io sono stato cacciato dal partito perché chiedevo trasparenza nell’utilizzo dei fondi regionali e 25 mila euro in 6 mesi non sono briciole».Il blitz non risparmia i grillini, ma Giovanni Favia, che spera ancora nel perdono di Beppe Grillo, assicura che tutte le loro spese sono in rete, però si dimentica di essere finito sotto accusa per avere usato soldi pubblici per assicurarsi la presenza in alcuni programmi delle tv locali e di quei contratti non c’è traccia nel web.Ci crediate o meno, i politici non fanno ferie (a parte Roberto Formigoni e Gianfranco Fini). Dal 21 luglio all’8 settembre 2011 la Regione Emilia-Romagna ha sospeso l’attività ed è rimasta chiusa. Ebbene dalla contabilità risulta che sono stati erogati 44 mila euro di rimborsi per missioni nel mese di agosto, a capeggiare gli stakanovisti un trio bipartisan: il leghista Roberto Corradi (2.852 euro in quei 31 giorni canicolari), il pidiessino Roberto Montanari (1.423 euro) e il pidiellino Alberto Vecchi, sotto accusa per una presunta residenza fittizia che quindi farebbe risultare (se provata) illegali tutti i rimborsi chilometrici percepiti.Nel pentolone, dopo che gli investigatori hanno tolto il coperchio ,c’è di tutto. Per esempio è emerso che la Consulta degli emiliani all’estero, che tiene il faro puntato sul voto che da qualche tempo anche gli italiani residenti oltre confine possono esprimere, ha speso tre milioni di euro in quattro anni, tra viaggi in tutto il mondo e ospitate di rimpatriate di emiliani lungo la riviera romagnola. La Consulta è presieduta da una ex: Silvia Bartolini, Pd, appunto ex-consigliera comunale, ex-candidata sindaco a Bologna (sconfitta clamorosamente da Giorgio Guazzaloca), ex-consigliera regionale.Poi c’è il fato sospeso per novembre quando il presidente della giunta regionale, Vasco Errani, potrebbe essere rinviato a giudizio per il contributo di un milione di euro concesso alla cooperativa presieduta dal fratello.E che dire dei soldi che i consiglieri versavano alle tv private per essere invitati nei talk show? Dai 200 ai 500 euro a comparsata, ma si potevano anche sottoscrivere abbonamenti. Al di là del problema etico vi è il fatto che non si trattava di denari personali ma provenivano dalle casse pubbliche regionali. Ancora: perché a ogni legislatura c’è la corsa alle vicepresidenze? Perché ognuno dei due vicepresidenti (Bruno Rinaldi, Pdl, e Sandro Mondaini, Idv) ha a disposizione oltre 100 mila euro l’anno, e così è anche per il segretario, Roberto Corradi, Leganord.Con quei soldi si possono assumere anche collaboratori e qui entriamo nel sovrumano perché prestano servizio per gli alti vertici istituzionali tra gli altri Bruno Rinaldi, Pdl, che riesce a lavorare in regione nonostante sia pure consigliere provinciale a Modena e consigliere comunale a Castelvetro, e Paola Zilli, Idv, che ha sulle spalle anche il mandato di consigliere provinciale a Parma, assessore a Fontevivo e coordinatrice provinciale del partito di Di Pietro.Infine c’è il fiume di denaro che se ne va coi vitalizi: l’ultimo anno ben 4,7 milioni di euro per dare la pensione a 152 ex-consiglieri, che ricevono da 1650 a 4950 euro a testa al compimento dei 60 anni e cumulabili con altre pensioni e altri emolumenti. La Regione ha tagliato i vitalizi però i consiglieri hanno votato perché il divieto non valga per loro ma per i successori, quindi almeno per ora le casse regionali continuano a essere munte.


  •