Flavio Romani, nuovo presidente di Arcigay

  

FERRARA FLAVIO Romani (nel tondo), polesano trapiantato a Ferrara «per lavoro e amicizie», riporta in Emilia la guida dell’Arcigay. Non nella Bologna di porta Saragozza, prima sede nazionale dell’associazione fondata nel 1985 da Beppe Ramina e Franco Grillini, ma nella Ferrara delle Mura degli Angeli, dove nel 1936 Giorgio Bassani ambientava i suoi Occhiali d’Oro facendo trapelare il «segreto inconfessabile» del dottor Athos Fadigati. Quella di Romani, quarantacinquenne esperto di comunicazione e pubblicità, non è dunque solo la vittoria di un congresso (peraltro schiacciante: 140 voti sui 170 delegati che hanno pigiato il tasto dell’inedito tele-voto’), ma assume il senso della riconquista. Geografica e al tempo stesso di programmi e progetti. «DOBBIAMO ridare pienamente all’Arcigay quel suo ruolo, energico e propositivo, che l’ha sempre portata ad incidere nel tessuto sociale, nelle battaglie per i diritti civili afferma Romani a proclamazione avvenuta , e perché no anche nella capacità d’incidere nel dibattito politico». Sembra quasi un omaggio, indiretto, al lavoro svolto negli anni ’80 e ’90 da Franco Grillini, presente in sala all’apertura del congresso provinciale; e più di recente all’azione di Sergio Lo Giudice, capace di trasformare l’impegno associativo per i diritti del movimento lgbt’ (la sigla che sta per lesbiche, gay, bisessuali e transessuali) in un’azione politica a tutto tondo. ANCHE Romani, al di là dell’impegno in Arcigay presiede l’associazione ferrarese ormai da nove anni , si dice «contaminato ma non in maniera strutturale» dalla politica. In anni recenti è stato candidato alle Circoscrizioni prima dai Radicali e quindi come indipendente nelle liste del Partito Democratico. «Non sono mai stato eletto…», ricorda. Ieri invece, anche sfruttando il fattore casalingo, è riuscito a strappare la presidenza al catanese Paolo Patanè. E a riportare a questo punto saldamente sopra il Rubicone la leadership del potere gay. Stefano Lolli


  •