Tutelare i diritti fondamentali delle persone lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) attraverso istituti quali “coabitazione, unione registrata o matrimonio”.
L’Europarlamento di Strasburgo lancia ai Paesi che non hanno già tali Istituti (11 su 27) un invito a introdurli nei propri ordinamenti, attraverso l’approvazione a larga maggioranza della Relazione sui Diritti Fondamentali nella UE per il 2010-2011.
L’Italia, come è ben noto, è fanalino di coda dei diritti e fa parte di quei paesi cui è rivolto l’invito.
“Siamo ormai in vergognosa solitudine tra gli 11 paesi su 27 a non avere alcuna legge che garantisca pieni diritti alle coppie gay e lesbiche” osserva infatti il Presidente di Arcigay, Flavio Romani.
Ed è diffusa la soddisfazione nel mondo dell’associazionismo lgbt sull’invito del Parlamento Europeo.
Secondo Manuela Loforte, Presidente di Frame, “ancora una volta, in assenza di un impegno politico nazionale, è l’Unione Europea a suonare la sveglia dei diritti fondamentali in Italia”.
“La relazione sui diritti fondamentali nell’UE” dichiara Sergio Lo Giudice, storico attivista del movimento, presidente onorario di Arcigay ed esponente del PD, “come ogni anno segnala la protezione inadeguata dei diritti delle persone lgbt e chiede agli Stati membri di dare riconoscimento giuridico alle coppie dello stesso sesso come strumento di contrasto alle discriminazioni. La novità di quest’anno è che anche la nostra Corte di Cassazione, come già prima la Corte Costituzionale, ha chiesto al Parlamento Italiano la stessa cosa. La prossima legislatura dovrà essere quella del pieno riconoscimento giuridico delle coppie dello stesso sesso: o il Parlamento andrà in questa direzione o sarà costretto ad adeguarsi dai Tribunali italiani ed europei.”
Michele Giarratano, avvocato e attivista per i diritti umani