Arcigay: Matrimonio gay, giornalismo italiano estinto: stampa genuflessa a partiti e a Oltretevere

  

Centinaia di migliaia di francesi hanno sfilato ieri a favore del matrimonio gay, ma la stampa italiana, con rarissime eccezioni, l’ha bellamente ignorato.

La manifestazione ha ottenuto un trattamento esattamente opposto rispetto a quella del 13 gennaio scorso, quando il fondamentalismo omofobo contro il matrimonio tra persone dello stesso sesso è sceso in piazza nella capitale francese guadagnandosi  la prima pagina di “La Stampa” (taglio centrale: “Parigi in piazza: no a nozze e adozioni gay), “Corriere della Sera” (taglio alto: “In migliaia a Parigi contro le nozze gay”), “La Repubblica” (taglio centrale“Francia in piazza contro le nozze gay”), “Il Mattino” (editoriale: “I gay, la piazza e il mito del matrimonio), “Il Secolo XIX” (taglio centrale: “No alle nozze gay la Francia in Piazza”), “L’Unità” (riquadro basso: “Parigi,  nozze gay, 300 mila no da cristiani, ebrei islamici) e di tutti gli altri quotidiani con rarissime eccezioni.

L’interesse, insolito per una manifestazione che si svolgeva all’estero, doveva suonare già sospetto allora. Troppa era la pompa nel propagandare posizioni discriminatorie e da democrazia involuta, le stesse che esprimono la quasi totalità partiti italiani, tutti molto schivi sul tema del matrimonio civile tra persone omosessuali. Inutile ribadire che la stampa Italiana offriva una eco genuflessa a posizioni ideologiche e fondamentaliste proprie della teocrazia che ha sede Oltretevere.

Il sospetto, che avevamo allora, ci è stato ampiamente confermato oggi. Tutte le prima pagine dei quotidiani che troviamo in edicola oggi ignorano totalmente la manifestazione che ieri ha visto sfilare 400 mila persone a Parigi per dire sì al matrimonio civile tra persone dello stesso sesso, surclassando il “family day” parigino che tanto è piaciuto alla stampa italiana, ai partiti e al Vaticano.

Come mai ha meritato tanto spazio la manifestazione dei fondamentalisti cattolici? Come mai finiscono in prima pagina gli stessi che negano l’uguaglianza, di fatto incitano alla discriminazione e sono chiaramente omofobi? E come mai chi rivendica parità di diritti (e di doveri) con una manifestazione almeno altrettanto partecipata a favore del matrimonio, si riservano, quando va bene, poche righe in quattordicesima pagina?

Chiedere un trattamento meno di parte nell’affrontare le stesse questioni è nostro dovere: nel leggere le prime pagine di oggi (ironia della sorte il Corrierone discetta della “scomparsa dei cattolici dalla campagna elettorale”) si deve purtroppo constatare l’estinzione del mestiere di giornalista in Italia.

Flavio Romani, presidente Arcigay


Il confronto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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