Genova. Ballare contro la violenza, questo è amore

  

di DONATELLA ALFONSO

TUTTE e tutti a seguire il tempo e la coreografia, ma anche quelli che non ballano, comunque alzano le mani e soprattutto un dito a indicare il cielo: testimone dell’alzarsi, del non piegarsi.
“Danzo perché amo/danzo perché sogno/ danzo perché non ne posso più/danzo per arrestare le grida/ danzo per rompere le regole/ Danzo per fermare il dolore/danzo per rovesciare tutto sottosopra/E’ ora di spezzare la catena,oh/Spezzare la catena/ Spezzare la catena”,
dice la canzone.
Anche a Genova è l’altro San Valentino, è
One Billion rising,
un miliardo di donne che in 200 paesi, si alza in piedi e danza per la vita, contro la violenza e la morte: perché un miliardo di donne, una su tre in tutto il mondo, è stata vittima di violenza almeno una volta nella vita. Non a caso lo si fa il 14 febbraio, contro i falsi amori, quelli che uccidono e feriscono anche nel profondo dell’anima oltre che nel corpo. Le genovesi — l’evento è stato promosso da Se Non Ora Quando, Rete di donne per la politica e Cgil, con l’adesione di Regione, Comune e del centro anti violenza della Provincia,
la mobilitazione è corsa sui social network — si sono preparate al ballo nelle scorse settimane alla casa delle Donne di Salita del Prione, e alla mobilitazione non sono mancate. Tanto che alle cinque del pomeriggio non si sono limitate ad un solo ballo e alla lettura del monologo di Eve Ensler, la scrittrice che ha lanciato l’iniziativa nel
1998, ma hanno ripreso la danza più volte: per spezzare tutte le catene, per chiedere il Nobel per la pace a Malala, la ragazza pachistana ferita alla testa per la sua battaglia a favore delle ragazze che vogliono studiare, come ha ricordato la giornalista Laura Guglielmi. «Certo che c’era più gente al Gangnam
style,
però va bene lo stesso», commentano due ragazze lasciando
la piazza. Eh già, quello di un paio di mesi fa era un Flash mob di solo divertimento, che aveva riempito De Ferrari di ragazzi impegnati a ripetere l’ormai balletto-tormentone del rapper coreano Psy. Ma il messaggio è passato. E iniziative analoghe si sono svolte anche in altre città e paesi di tutta la Liguria.
E sono più danze che baci, diciamolo, nel lungo pomeriggio
di San Valentino che impegna il centro di Genova con i baci — pochini, pochini però gli innamorati o presunti tali che mostrano il loro amore sotto il ponte Monumentale — con i palloncini rossi a forma di cuore donati dai Civ di via XX Settembre con l’iniziativa Shopping in love e con una decina di coppie allacciate in una milonga improvvisata (ovviamente su tappeto
rosso), perché il tango che cos’è se non un simbolo di passione? E arriva la sera, e il nuovo appuntamento a fior di labbra, in largo Pertini, è con il presidio anti-omofobia promosso da Arcigay e Amnesty. Alcune decine di persone hanno circondato e incoraggiato con sorrisi e abbracci le coppie gay e lesbiche, ma anche eterosessuali, che hanno scelto di testimoniare
pubblicamente il loro amore, al di là delle convenzioni, con un bel bacio appassionato all’ombra della statua di Garibaldi (rimasto sulle sue, però). Curiosità, ma nessuna reazione dai passanti. Molti di fretta per cercare ancora un fiorista aperto che avesse ancora qualche rosa non troppo appassita, da portare a casa.


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