Mantova. Il matrimonio collettivo fa litigare il sindaco e i gay

  

Il primo cittadino di Viadana declina l’invito: «Inopportuno e carnevalesco» Ma gli organizzatori ribattono: «Sarà un gesto simbolico, non una farsa»

E il Comune sposta la cerimonia per le foibe

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«Nessuna contrapposizione per la ricorrenza del Giorno del Ricordo – assicura l’Arcigay – Anzi piena sintonia, ricordando il comune destino di discriminazione e tragedia di centinaia di migliaia di omosessuali vittime di ogni regime. Discriminazioni che perdurano ancora oggi». Ci mancava anche la coincidenza con la giornata in memoria delle vittime delle Foibe (10 febbraio) ad alimentare la polemica attorno al matrimonio collettivo davanti al Castello di San Giorgio. Coincidenza potenzialmente esplosiva, tanto che ieri gli organizzatori dell’iniziativa sono stati convocati in Questura per individuare una soluzione. A trovarla è stato il Comune che ha posticipato al pomeriggio la cerimonia al giardino delle Foibe (ore 15), pochi metri più in là rispetto al Castello. In foto il presidente dell’Arcigay Davide Provenzano.
«L’amore non fa differenze, la politica sì» ripete la comunità omosessuale mantovana, decisa a sfruttare il cono di luce acceso dalla campagna elettorale per battere un colpo. «Per lanciare un segnale alla nostra città e al nostro Paese» rivendica il presidente di Arcigay, Davide Provenzano. Un segnale forte e chiaro come può essere un flash mob davanti al Castello di San Giorgio, per “occupare” uno tra gli scorci più amati dagli sposini. Cheese. Cerimonia simbolica, secondo la formula di rito nel matrimonio civile (domenica alle 11 con tanto di officiante istituzionale). Gay, lesbiche, coppie etero e, anche già sposate, sotto a chi vuole. Ma la lista dei «no, grazie» si allunga, mentre la polemica si allarga. Ha detto no Giorgio Penazzi, sindaco di Viadana, invitato di diritto insieme al collega dell’altro Comune mantovano che nel 2006 ha introdotto il registro delle unioni civili (Dimitri Melli da Pegognaga ci sarà). Un rifiuto che ha guastato i rapporti con l’Arcigay. «Ho declinato l’invito perché non apprezzo questo genere di iniziative, le ritengo inopportune e poco utili alla comprensione reciproca – conferma Penazzi – E alla richiesta di un ulteriore chiarimento, ho precisato che queste manifestazioni esteriori, piuttosto carnevalesche, non mi stanno bene. Insisto, non giovano nemmeno alla causa degli omosessuali». Il sindaco racconta di essere capitato a Berlino nel bel mezzo di un gay pride e confessa che certe scene «mi hanno fatto pena». Per Penazzi le coste stanno così: «Durante queste manifestazioni di massa, piuttosto spinte, è difficile controllare i comportamenti. Ma certe provocazioni non fanno altro che accentuare l’immagine sbagliata che la società ha degli omosessuali». Il punto è proprio questo. Che succederà domenica sugli scalini del Castello più gettonato dai fotografi di matrimoni? «Penazzi ha travisato il senso della proposta – ribatte Provenzano – non sarà un carnevale né una farsa, ma un momento simbolico per ricordare i nostri amori invisibili, che la legislazione italiana non riconosce e tutela. Per lo Stato siamo dei fantasmi». L’invito alla partecipazione è esteso a tutti – cittadini, partiti, associazioni – perché «la battaglia per i diritti non è una questione di alcuni ma riguarda tutti». Chi ci sarà? Non il sindaco Nicola Sodano e nemmeno l’assessore Roberto Irpo, che l’Arcigay avrebbe voluto come “officiante” del matrimonio collettivo. Ci sarà Elena Magri, assessore provinciale di Sel, che l’altro ieri ha partecipato al dibattito elettorale al Cinema del Carbone. Dibattito disertato in blocco dal Pdl, «senza nemmeno il garbo istituzionale di un no, grazie al nostro invito» (così Provenzano in apertura di serata). Materia incandescente, terreno minato. A proposito, cosa pensa il sindaco Penazzi (area centrosinistra) del registro delle unione civili toccatogli in eredità? «Guardi, io sono aperto di idee, il registro lo abbiamo mantenuto nonostante, in assenza di una legge, sia puramente dimostrativo. Sì, sono d’accordo con il riconoscimento delle unioni di fatto». Ma se fosse toccato a lui, lo avrebbe introdotto? «Non lo so, forse sì, sono convinto che tutti i cittadini vadano trattati alla stessa maniera. Certo che se poi parliamo di adozioni, allora la questione si complica». Occhio che si scivola. Igor Cipollina


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