Bologna, 17 febbraio 2013 – “Il Cardinale Carlo Caffarra avrebbe potuto in questi giorni parlare del tema che gli è più proprio, cioè delle dimissioni del pontefice e della profonda crisi dell’istituzione ecclesiastica che quell’atto ha messo allo scoperto. Invece Caffarra quella crisi – anziché spiegarla – ha scelto di rappresentarla in prima persona e di perseverare nell’aberrazione di una Chiesa che fa politica, insinuandosi nella gara tra i partiti in vista delle elezioni e nello scambio di favori e sostegni spesso indicibili che animano quei retroscena . Falliti clamorosamente nell’obbiettivo di essere un modello, sporcati dagli scandali della pedofilia e degli istituti bancari, i prelati come Caffarra adottano lo stile dell’antipolitica e diventano imbonitori da piazza, incapaci di indicare un orizzonte ma generosi di sgambetti e colpi bassi. Questa è la miseria sottesa all’invettiva del cardinale contro i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Una posizione apertamente contraddittoria, che a parole vuole proteggere la famiglia e nei fatti taglia fuori tutte le nuove famiglie che già esistono. Tutto questo proprio mentre i media definiscono “famiglia pontificia” quel nascente ed inedito nucleo di due uomini e quattro donne creato ad hoc per il papa dimissionario. Quello di Caffarra è un atto inumano, del tutto estraneo alla fede: è uno squallido calcolo che sembra compensare in campagna elettorale privilegi come l’esenzione dall’Imu alle forze politiche che l’hanno sostenuto e che arriva a porre quasi degli aut aut sui temi di governo locale. Il re è nudo perciò il cardinale si affretti a seguire l’esempio del pontefice e a dichiarare la propria inadeguatezza nel ruolo di pastore, dal giorno in cui ha messo in soffitta il Vangelo per predicare con gli slogan di Casini. Faccia come Ratzinger: si dimetta”.
Il consiglio direttivo del circolo Arcigay “Il Cassero”