Bologna, 13 gennaio 2013 – “È davvero sorprendente la faccia tosta con cui il leader di Ncd Angelino Alfano tenta di colpire alla pancia l’elettorato moderato brandendo il fantasma della trasformazione dell’Italia in un grande locale Arcigay”: Flavio Romani, presidente di Arcigay, replica al ministro Angelino Alfano intervenuto ieri sera a “Che tempo che fa”. “A Alfano – dice Romani – chiariamo innanzitutto che Arcigay è un patrimonio per il nostro paese, la casa in cui si è costruita l’autodeterminazione di tante persone gay, lesbiche e trans, quelle a cui l’Italia non ha mai riconosciuto uno straccio di diritto. Che Alfano volti le spalle ai numerosi servizi messi in campo dalla nostra associazione per concentrarsi sulla parola “locale” dimostra, se mai ce ne fosse bisogno, la totale improvvisazione del Ministro, del tutto impreparato a discutere nel merito di un tema – quello del riconoscimento dei diritti – di scottante attualità e che interessa la vita di milioni di italiani e italiane. Sarebbe bastato scambiare due parole con l’onorevole Mara Carfagna, ex Ministro alle Pari Opportunità, per ottenere il resoconto dei progetti attivati dai governi negli anni con Arcigay e cofinanziati proprio grazie al fundraising che l’associazione riesce a fare attraverso il tesseramento e le attività di intrattenimento. Risorse che spetterebbe all’ente pubblico mettere in campo ma che lo Stato non è mai riuscito a coprire interamente, rendendo necessario il ricorso al fundraising delle associazioni. Questa è Arcigay, il vicepremier si tolga ogni dubbio. E questa Arcigay non può rappresentare in nessun modo il miraggio di un futuro infausto. Semmai Alfano dovrebbe rendere conto della grave macchia inferta al nostro Paese dalla cultura del bunga bunga, quel misto di corruzione e sfruttamento della prostituzione di cui lui stesso è stato alfiere e sostenitore e che ancora oggi produce riscontri negli scandali in cui si trovano invischiati numerosi esponenti del centrodestra e del suo partito. Alfano ci eviti questo penoso tentativo di distorsione della realtà – è l’esortazione di Romani – e se nutre dubbi sul nostro profilo ci invii uno dei suoi tanti sodali condannati ai lavori socialmente utili: saprà testimoniargli l’importanza e la fatica di un lavoro di sostegno a una comunità che da molti punti di vista potrebbe fornire utili suggerimenti al nostro malridotto Paese”.