A poche settimane dalla terza edizione del Ragusa Pride, che quest’anno si svolgerà nelle giornate del 28 e 29 giugno a Marina di Ragusa, il comitato organizzatore rende pubblica la piattaforma della manifestazione. “È questo il fiore”, lo slogan scelto per l’edizione 2024, sintetizza con immediatezza lo spirito antifascista che informa l’intero manifesto politico e scandisce i diversi punti del documento.
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È QUESTO IL FIORE!
MANIFESTO RAGUSA PRIDE 2024
Siamo una comunità multiforme, poliedrica, irriducibile.
Noi siamo ovunque, sempre.
Siamo donne, migranti, frocie, disoccupatə, precariə, antifascistə, trans*, lesbiche, anzianə, drag queen, queer, persone al primo coming out, persone per la prima volta al Pride, persone razzializzate, omosessuali, fratelli, sorelle, sex worker, transfemministə, persone con disabilità, uomini, famiglie arcobaleno e genitori di figliə omosessuali, persone asessuali, drag king, giovani, intersex, bisessuali, gender-fluid, a-gender, attivistə, antispecistə, madri, persone che praticano sessualità non convenzionali, persone povere, sierocoinvolte, aromantiche, non binarie…
È QUESTO IL FIORE!
Siamo chiunque si trovi ai margini della società e lottiamo per affermare le nostre esistenze, per riprenderci ciò che è nostro, ciò che ci spetta. Lottiamo affinché siano effettivamente riconosciuti a tuttə gli stessi diritti, che ancora oggi sono di fatto negati in spregio al principio di uguaglianza.
Siamo così tante che non è possibile fare un elenco completo né descriverci compiutamente. Siamo molteplici, non conformi, e nel Pride ci riconosciamo perché rivendichiamo l’unicità e la pari dignità di ogni individuo, a partire da un’idea: la diversità è la condizione di tutti gli esseri viventi ed è pertanto ciò che più ci accomuna al di là di ogni etichetta o appartenenza.
Siamo diverse ma affini: siamo una “affinità di martelli”. Incappiamo l’una nell’altra. Siamo testimoni del lavoro che l’altra sta facendo, e ci riconosciamo in quel lavoro. Parliamo, insorgiamo. Un’affinità di martelli è il nostro futuro.
Vogliamo abbattere la narrazione dominante che parla per noi e di noi. Pretendiamo che non siano sovradeterminati i modi in cui ci definiamo e ci raccontiamo, così come il modo in cui ci presentiamo ed esprimiamo.
Ci ribelliamo agli schemi precostituiti perché alla presunta ineluttabilità della Storia opponiamo la nostra irriducibile lotta.
È QUESTO IL FIORE!
Siamo a Manhattan negli anni ‘60, e le incursioni della polizia nei gay bar avvengono con regolarità. La dinamica è sempre la stessa: la polizia entra, fa confusione, picchia chi ci lavora e chi frequenta i locali, e in questa maniera spingono le persone fuori dai bar, così, una volta in strada, possono arrestarle per “ostentazione”. Urlano, minacciano e manganellano con la stessa violenza con cui oggi reprimono lə giovani che manifestano nelle nostre piazze per reclamare il diritto a un mondo più giusto, solidale e sostenibile.
All’alba del 28 giugno 1969, però, le cose vanno diversamente allo Stonewall Inn. È Sylvia Rivera a scagliare per prima una scarpa col tacco contro un agente di polizia che la stava pungolando con un manganello. Gli avventori e la clientela si ribellano ai soprusi delle divise e quella rivolta passerà alla Storia come “I moti di Stonewall”, considerati il momento di inizio della battaglia per i diritti civili.
Era il mese di giugno, e proprio da allora giugno è diventato il mese del Pride, ossia la prova che la Storia si cambia anche facendosi vedere, raccontandosi, ostentando!
“La prima volta fu rivolta”, come il primo Ragusa Pride, ma anche la terza non scherza. Il 29 giugno 2024, 55 anni dopo i moti di Stonewall, scendiamo in piazza con il terzo Ragusa Pride per ostentare.
Da sempre i regimi preferiscono gli invisibili, e ancora oggi è così. Con la faccenda dell’invisibilità abbiamo una partita aperta; c’è chi vorrebbe continuare a far finta che non esistiamo.
Ostentiamo con orgoglio la ricchezza della nostra diversità contro ogni tentativo di uniformarci al modello etero-cis-normativo imposto dal patriarcato.
Ostentiamo i nostri corpi non conformi, le nostre identità sessuali libere, perché il personale è politico e la sessualità è rivoluzionaria, come ci ha insegnato il femminismo, che del riconoscimento di ogni autodeterminazione dei corpi e delle volontà ha fatto il suo valore fondativo più rilevante.
Ostentiamo con coraggio le nostre piume antifasciste e i nostri papaveri rossi, simbolo di resistenza e lotta partigiana. Proprio mentre i regimi nazionalisti e autoritari moltiplicano i tentativi di costruire un nemico, ai fini di una propaganda che riporta la memoria collettiva al momento più basso e oscuro della nostra storia, noi rivendichiamo, con tutta la risolutezza e l’orgoglio di cui siamo capaci, la fondamentale anima antifascista della nostra lotta.
È QUESTO IL FIORE!
Resistiamo contro chi nega i diritti delle famiglie omoaffettive a favore della famiglia tradizionale, colpevolmente omettendo che proprio la famiglia tradizionale è troppo spesso la culla delle violenze di genere. L’assassino ha le chiavi di casa, questo ormai dovremmo averlo imparato.
Rivendichiamo nuovi modelli familiari che non siano solo basati sui legami di sangue, ma sui legami d’anima e d’elezione.
In un momento storico in cui le già precarie conquiste delle giovani persone nei percorsi di affermazione di genere vengono messe in discussione, come sta accadendo con le ispezioni all’Ospedale Careggi di Firenze, rivendichiamo l’autodeterminazione di tuttə e la libertà di vivere ed esprimerci senza dover subire continui tentativi di lavaggio del cervello riguardo a corpi “sbagliati”: nessun corpo è sbagliato, ogni corpo è valido!
Siamo trans* e ne siamo orgogliosə!
È QUESTO IL FIORE!
Il nostro papavero rosso contro ogni fascismo.
Oggi più che mai riteniamo fondamentale osservare la realtà sotto la lente dell’intersezionalità, strumento indispensabile per poter riconoscere le diverse forme di oppressione, per individuare punti comuni, creare alleanze, condividere le lotte, divenire comunità.
Siamo vicine e solidali alle sorelle e fratelli palestinesi, vittime di decenni di oppressione e oggi di un genocidio negato dalla comunità occidentale, che continua a considerare quelle vite e quei morti come di serie B. La loro resistenza è anche la nostra.
Gridiamo anche noi a gran voce “Cessate il fuoco immediatamente!”. “Free free Palestine!”.
È QUESTO IL FIORE!
Un fiore che non smette di sbocciare pur nell’aridità dell’Italia di oggi, precipitata al 36° posto su 49 Paesi nella Rainbow Map 2024 per l’uguaglianza e tutela delle persone LGBTQIA+, più in basso dell’Ungheria di Orban.
Con questa terza edizione del Ragusa Pride portiamo avanti delle precise e concrete rivendicazioni, affinché il Pride non si esaurisca in una giornata particolare né in un’adesione puramente formale, ma metta radici profonde nel terreno e lanci i suoi rami alti verso il cielo.
Chiediamo anzitutto alle sindache e ai sindaci dei Comuni che hanno patrocinato il Pride di istituire il registro comunale per il riconoscimento del nome e del genere di elezione, nonché di essere coraggiose e solidali con le nostre lotte, disapplicando la circolare del Ministero dell’Interno che vieta la trascrizione degli atti di nascita də figliə di coppie omogenitoriali natə all’estero.
Chiediamo inoltre alle dirigenti e ai dirigenti delle scuole e a tutta la pubblica amministrazione di adottare nei propri ambiti regolamenti per il riconoscimento della Carriera Alias.
Si tratta di segnali chiari e univoci di una volontà politica di riconoscimento delle nostre esistenze e dei nostri diritti civili. Sull’accoglimento di queste richieste si misura il grado di democraticità e di vivibilità di una città.
Siamo il Ragusa Pride e a più voci gridiamo: è questo il fiore!
Che questo 29 giugno 2024 sia per tuttə un giorno di festa, di orgoglio, di lotta e di amore.
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