Bologna, 24 novembre 2014 – “Quando un credo religioso viene usato come grimaldello per emarginare ed escludere chi non la pensa allo stesso modo, è evidente che i suoi simboli diventano del tutto inconciliabili con un ambiente pubblico, e in particolare con una scuola”: Flavio Romani, presidente di Arcigay, interviene sulla vicenda di Davide Zotti, l’insegnante triestino che alcune settimane fa aveva rimosso il crocefisso dall’aula delle scuola in cui insegna. “Apprendiamo – prosegue Romani – che è stata aperta una procedura presso l’Ufficio Scolastico Regionale del Friuli Venezia Giulia che potrebbe portare a un provvedimento disciplinare nei confronti dell’insegnante. Scongiuriamo questa eventualità e trasmettiamo al docente tutta la nostra solidarietà: quel crocefisso, strumentalizzato dagli stessi rappresentanti della Chiesa cattolica e in nome del quale si legittima l’esclusione delle persone omosessuali e transessuali non solo dai diritti ma anche dal riconoscimento sociale, è associato al tentativo subdolo di iniettare nei giovani e nei giovanissimi convinzioni che non dovrebbero in alcun modo essere contemplate in un ambiente scolastico pubblico. La protesta del professor Zotti quindi non solo è la reazione legittima di una persona omosessuale ma è anche un gesto educativo esemplare che mette al sicuro gli allievi e le allieve, sottolineando loro il senso di uno Stato laico e il dovere di proteggere la scuola da ogni trasgressione a questo principio. Arcigay – conclude Romani – aderisce perciò con convinzione al presidio convocato dai colleghi del professor Zotti per il prossimo 1° dicembre, giorno in cui il docente sarà sentito dai funzionari del Ministero”.