Sentenza rivoluzionaria della Corte Costituzionale per le persone trans* e non binarie

  

CON IL PRONUNCIAMENTO DELLA CONSULTA VIENE CONTESTATA L’OBBLIGATORIETA’ DELL’AUTORIZZAZIONE DI UN GIUDICE PER ACCEDERE AGLI INTERVENTI CHIRURGICI PER LE PERSONE TRANS*.
LA CORTE COSTITUZIONALE INTERVIENE SUL REGIME AUTORIZZATORIO ALLE CHIRURGIE AFFERMATIVE E STIMOLA IL PARLAMENTO A UNA NUOVA LEGGE PER LE PERSONE TRANS CHE RICONOSCA IL DIRITTO ALL’AUTODETERMINAZIONE DI GENERE E SOPRATTUTTO IL PIENO RICONOSCIMENTO DELLE IDENTITÀ NON BINARIE.

A cura di Christian Leonardo Cristalli – Responsabile Rete Trans Nazionale Arcigay

La Corte Costituzionale ha depositato la sentenza n. 143 segnando una svolta importante per i diritti delle persone transgender in Italia e rispondendo alle questioni di legittimità̀ costituzionale sollevate dal Tribunale di Bolzano dove una persona trans ha chiesto l’attribuzione di genere “non binario” .
La Corte ha affermato di non poter accogliere tale richiesta poiché́ l’introduzione di un terzo genere richiede un intervento legislativo complessivo: in questo modo viene dunque stimolato il Parlamento a istituire una legge nuova in superamento alla obsoleta 164/1982 che tenga conto quindi anche della neutralità̀ di genere.
Questo diniego, seppur riconoscendo la logica binaria che pervade l’ordinamento attuale, evidenzia dunque l’urgente necessità di una riforma legislativa che riconosca le identità̀ che non si riconducono al maschile o al femminile, dando seguito alla rivendicazione che come associazioni e attivist3 trans* portiamo avanti da decenni.
La Corte Costituzionale ha riconosciuto che la percezione di non appartenenza al genere femminile o maschile alimenta un significativo disagio compromettendo il benessere psicofisico di tante persone non binarie che non sono previste. Arcigay ha fatto presente in diverse occasioni come la suddivisione su base di genere rappresenti un ostacolo importante per le persone transgender non binarie, soprattutto nell’esercizio del diritto di voto, così come nell’accesso alla sanità pubblica, alla partecipazione alla pratica sportiva e a tante altre azioni della vita quotidiana. Questa sentenza rilancia il tema al legislatore stimolandolo a legiferare in tal senso.
Inoltre, in secondo luogo, ma non di meno, la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale l’art. 31, comma 4, del d.lgs. n. 150 del 2011, grazie a questa storica sentenza da oggi è dunque incostituzionale il regime autorizzatorio del tribunale all’intervento chirurgico per le persone trans, in altri termini sarà possibile per tutte le persone trans accedere alla chirurgia affermativa senza passare da una sentenza di autorizzazione del giudice e godendo dello stesso principio di autodeterminazione parimenti a qualsiasi altra persona volente accedere a chirurgie secondo coscienza e senza vaglio giudiziale. L’iter in tribunale resta obbligatorio solo per richiedere l’ottenimento della rettifica anagrafica. Resta da capire più̀ nel dettaglio come avverrà̀ l’applicabilità̀ di questa sentenza per garantire quindi l’accesso alle liste operatorie degli ospedali senza autorizzazione di un giudice senza disparità di trattamento sanitario rispetto a interventi delle persone cisgender. Nel 2015, dopo la campagna “un altro genere è possibile” era stato riconosciuto l’accesso alla rettifica anagrafica dei documenti anche senza l’obbligo di effettuare interventi chirurgici, per accedere alle chirurgie però fino ad oggi era necessaria l’autorizzazione con sentenza passata in giudicato da parte del tribunale di residenza. La rivoluzione a cui assistiamo oggi, se applicata senza passaggi in tribunale per le chirurgie, è una prima importante liberazione dei corpi trans dall’autorità̀ giudiziaria, affinché́ ciascuna persona non sia più̀ costretta ai calvari delle tempistiche burocratiche dei tribunali italiani e responsabile di poter agire la propria autodeterminazione al pari di qualsiasi altra persona in conformità̀ all’ art. 3 della Costituzione citato in questa storica sentenza secondo cui “Tutti i cittadini hanno pari dignità̀ sociale sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso di razza di lingua di religione di opinioni politiche di condizioni personali e sociali.” In questo senso la sentenza di oggi rappresenta un importante atto di liberazione per i corpi trans e uno stimolo significativo al legislatore per fare un passo avanti per i diritti delle persone transgender e non binarie in Italia, affinché́ ogni persona indipendentemente dalla propria identità̀ di genere possa vivere con dignità̀ e rispetto.


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