Sin dalla sua fondazione Arcigay ha posto tra i propri obiettivi quello di dare voce e rappresentanza alla popolazione giovane LGBTQIA+. Dal 2005, con visioni e strutture differenti che nel tempo sono mutate, si occupa stabilmente di politiche giovanili attraverso la rete Arcigay Giovani, ufficialmente riconosciuta come realtà interna all’associazione durante il XV congresso. [ scarica il documento programmatico ].
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Il rischio di esclusione per la popolazione giovane LGBTQIA+
Da un rapporto del maggio 2020 dell’Agenzia dell’Unione Europea per i Diritti Fondamentali (FRA), fotografa, per l’Italia, una situazione non buono in ambito di discriminazioni su orientamento e identità di genere. Infatti, emerge che il 62% dei partecipanti ha raccontato di evitare di mostrare in pubblico la propria affettività e il 30% di evitare spesso o sempre di frequentare alcuni luoghi specifici per paura di subire aggressioni. Solo il 39% del campione italiano esprime liberamente la propria identità LGBT, a fronte di una media europea del 47%. Il 32% dei partecipanti italiani ha, inoltre, raccontato di aver subito almeno un episodio di molestia nell’anno precedente all’indagine e l’8% un episodio di aggressione fisica nei 5 anni precedenti. Dati preoccupanti si riscontrano anche in ambito scolastico, dove il 28% delle persone LGBT italiane tra i 15 e i 17 anni ha raccontato di aver fatto coming out a scuola, mentre il 52% ha trovato qualcuno a scuola che ha fornito sempre o spesso supporto e tutela. (fonte: FRA – A long way to go for LGBTI equality; la Repubblica – LGBT e discriminazione a livello europeo: la lunga strada verso l’uguaglianza)
I tre fattori chiave di esclusione per chi è giovane in generale sono soprattutto: il difficile rapporto tra autonomia, indipendenza e integrazione sociale; la fragile transizione dalla scuola al lavoro; la possibilità di partecipare pienamente alla vita sociale e politica come cittadin* attiv*. Il legame tra autonomia e integrazione sociale diventa particolarmente importante per la popolazione giovane LGBTQIA+, la cui capacità di vivere pienamente se stess* e la propria vita è limitata dalla qualità di relazioni dalle quali di fatto ancora dipendono. D’altra parte, se la transizione tra la fase scolastica e la fase lavorativa è già molto difficile per i giovani, considerati i dati di disoccupazione giovanile in tutta Europa, per la popolazione giovane LGBTQIA+ la situazione va da una parte ad aggravare un già difficile rapporto con l’agognata autonomia citata sopra, dall’altra parte gli ostacoli per un percorso scolastico e lavorativo possono essere maggiori a causa dell’impatto che l’omo-lesbo-bi-transfobia ha sul percorso scolastico e sui suoi risultati di efficacia, ma più in generale sull’autostima e la capacità di autodeterminazione.
Ai rischi tipici della condizione giovanile si sovrappone tutto quel complesso di minacce alimentate dall’omo-lesbo-bi-transfobia e dal “minority stress”. In particolare il subdolo impatto dell’invisibilità, il disagio psicologico nella gestione dell’omo-lebo-bi-transfobia e il rischio di suicidio a caratterizzare questa fase della vita per una persona LGBTQIA+, soprattutto perché si è ancora fortemente psicologicamente, economicamente e socialmente dipendenti dagli altri. Gli ambiti in cui questo accade per le persone LGBTQIA+ sono soprattutto tre: la scuola, la famiglia, i pari (gli amici, i conoscenti della stessa età).
La scuola
L’ambito scolastico è quello in cui Arcigay si impegna sopratutto con il settore scuola, al fine di contrastare e ridurre l’impatto dell’omo-lesbo-bi-transfobia a scuola, che può anche trasformarsi in abbandono scolastico o in percorsi accidentati e non soddisfacenti per la persona stessa. Per approfondire il lavoro di Arcigay in quest’area, si veda la sezione Scuola. Dall’altra parte Arcigay Giovani collabora ormai da tempo con il mondo della rappresentanza studentesca negli ambienti scolastici con un doppio obiettivo: costruire sinergie di iniziativa con le organizzazioni studentesche sui temi LGBTQIA+ e facilitare la visibilità delle persone LGBTQIA+ all’interno del mondo studentesco.
La famiglia
La famiglia è un altro ambito molto critico, essendo il luogo in cui si determinano di fatto le condizioni dell’autonomia e della capacità de* giovani LGBTQIA+ di vivere se stess* e la propria vita.
Il clima omo-lesbo-bi-transfobico in famiglia previene e scoraggia l’espressione di sé e il “coming out” de* figl*, facendo loro ritenere inutilmente gravosa un’apertura di credito nei confronti dei genitori. Luoghi comuni e false credenze stereotipate sono spesso alla base di queste reazioni. Molte persone transgender riportano anche la difficoltà di una sorta di doppio coming out, dal momento che spesso prima di avere chiara la propria identità di genere si crede che il proprio bisogno sia legato all’orientamento sessuale (e quindi ci si identifica come gay o lesbica).
Il rifiuto da parte della famiglia si può a sua volta trasformare in un doloroso calvario di rifiuto di sé da parte del* giovane LGBTQIA+ o in un’altrettanta faticosa e dolorosa strategia di “doppia vita” condizionata in modo particolare dalla limitata autonomia: il risultato non raramente è la fuga o l’espulsione dalla casa di famiglia, temporanea o permanente, e in generale un impatto ormai acclarato sulla salute in generale, e su quella psicologica in particolare.
I pari (amici, conoscenti della stessa età)
Spesso le reti di amicizie sono già pre-selezionate nel tempo riducendo il peso di quelle fortemente omo-lesbo-bi-transfobiche. Ma a volte questo non basta, e si rivela soprattutto nel momento del coming out. Se c’è il rifiuto, i/le giovani LGBTQIA+ rispondono facendo una sorta di faticoso ma talvolta efficace lavoro di educazione informale, aiutando i propri amici a superare gli stereotipi con cui hanno sempre guardato il mondo non avendo esperienza della vita e della realtà delle persone LGBTQIA+. Più spesso, però, devono rispondere ristrutturando le proprie reti di amicizie, a volte come scelta e necessità di crearsi attorno un ambiente non ostile, altre volte non per propria scelta ma semplicemente perché si perdono gli amici che non accettano. Questo significa da una parte che si restringe il campo delle “amicizie vere” a cui si era abituati, ma dall’altra parte significa anche che se ne possono creare di nuove allargando la rete di coloro che non hanno pregiudizi o sono in grado di andare oltre, o entrando pian piano in nuove reti di altr* giovani LGBTQIA+. Il rischio, in questa fase, è che tutto questo faticoso processo conduca invece ad un senso di isolamento.
Questo è uno degli aspetti per cui Arcigay Giovani lavora molto sul momento dell’incontro dedicato ai giovani, perché spesso la ricostruzione delle proprie reti amicali e dei pari passa anche per la ricerca di luoghi in cui finalmente essere se stessi con altri della propria età e che condividono le proprie esperienze come persone LGBTQIA+.
La rete Arcigay Giovani: uno spazio di cittadinanza giovanile dentro e fuori l’associazione
L’associazione in quasi tutte le città in cui opera cerca di costituire gruppi giovani costituiti da soci e socie under 28, e da loro stess* coordinati. Arcigay Giovani è a sua volta un coordinamento nazionale dei gruppi giovani locali e ha come compito principale quello di facilitare la comunicazione e la collaborazione interna dei soci e delle socie under 28. I/le giovani rappresentano infatti una risorsa fondamentale per l’associazione intera e ne costituiscono una delle componenti più attive.
Arcigay Giovani, sia a livello locale (tramite gruppi giovani) sia a livello nazionale (come rete con le proprie pratiche e politiche) cerca di rispondere a due esigenze:
- creare uno spazio interno di incontro, di empowerment e di cittadinanza per i/le giovani dell’associazione, in cui avere supporto nel proprio percorso di crescita come persone LGBTQIA+, conoscersi e creare reti amicali, discutere o divertirsi, definire le politiche giovanili dell’associazione e rappresentare le proprie istanze specifiche;
- portare la specificità LGBTQIA+ nel mondo giovanile, universitario e delle politiche giovanili in diversi ambiti: Arcigay Giovani si prefigge il compito di migliorare la presenza e la rappresentanza LGBTQIA+ nel mondo dell’associazionismo studentesco e giovanile e nelle Università (con un’attenzione specifica alle politiche di inclusione delle Università, come ad esempio il doppio libretto per le persone transgender), e nelle istituzioni locali e nazionali che si occupano di politiche giovanili (portando le istanze LGBTQIA+ nel Consiglio Nazionale Giovani).
Tali iniziative sono fondamentali poiché le persone LGBTQIA+ under 28, sono esposte a fattori di rischio che possono portare ad una percezione di sé negativa.
Programmi e progetti
Agorà: Agorà è uno spazio residenziale di elaborazione e discussione interna alla Rete Giovani di Arcigay che si tiene annualmente, per mettere a confronto ragazzi e ragazze under 28 sulle politiche giovanili dell’associazione e i bisogni dei gruppi giovani locali.
Youth Pride Camp: campeggio che si tiene annualmente nell’ambito del campeggio organizzato dalle organizzazioni studentesche italiane, con l’obiettivo di stimolare la crescita personale fornendo uno spazio di incontro aperto a tutt* i/le/* giovani LGBTQIA+ dove si mescolano attività ludiche, formative e di dibattito. Fino ad oggi l’evento si è tenuto nell’ambito di un evento studentesco più ampio anche al fine di fare rete tra organizzazioni e di mescolare esperienze, linguaggi e pratiche tra mondo giovanile studentesco e mondo giovanile LGBTQIA+.
Macroaree: sono uno spazio di elaborazione e discussione interna alla Rete Giovani di Arcigay, tenute in diverse zone della penisola, suddivisa in quattro macroaree (Nord-Est, Nord-Ovest, Centro, Sud-Isole), così da rendere tali iniziative accessibili a tutt*, anche a chi presenta problemi di mobilità o economici. Lo scopo è quello di mettere a confronto ragazzi e ragazze under 28 sulle politiche giovanili dell’associazione e i bisogni dei gruppi giovani locali.
Campagne per il “Coming Out”
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